Editoriale - Se arriva l’inverno in Germania
Adesso nervi saldi: e' sempre piu' vicino il momento in cui si capira' se il “qualsiasi cosa serva” (Whatever it takes) di Draghi e' un bluff o no. Anche perche' la frenata di tutta l’economia tedesca, l’unica che abbia realmente tratto beneficio dall’introduzione dell’euro, e' ormai cruda realta'. Infatti, dopo gli ordinativi, il Pil, gli indicatori economici che misurano la fiducia di imprenditori e investitori (IFO), in Germania il segno meno ha fatto la sua comparsa anche per le basse aspettative sui consumi interni. Era l’unico dato che la rendeva diversa da Italia e Francia, ormai in piena crisi economica.
E’ la recessione, Frau Merkel.
Sono le bellezze dell’austerita' espansiva, della compressione di consumi e salari, che tanto hanno fatto bene alla Germania e malissimo a quelli che avrebbero dovuto essere i suoi parner nell’euro.
Ripensare all’euro, ai vincoli del 3%, ai vari accordi? Nein, nein, nein, rispondono al’unisono Merkel e Schauble. “Solo riforme!”.
E bacchettano pure Draghi perche' ha osato ipotizzare un minimo di allentamento della repressione fiscale. Come se al posto della disastrosa recessione con deflazione, fronteggiassimo un’allegra inflazione.
Forse le sanzioni contro Putin, e il conseguente blocco del gas russo verso l’occidente, raffredderanno l’ardore delle istituzioni tedesche. L’inverno a Berlino e Francoforte puo' esser molto piu' freddo del previsto e arrivare anche prima.
Claudio Gandolfo
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