Editoriale - Correntisti o azionisti?
Se la vostra banca concedesse crediti allegramente a soggetti poco raccomandabili e altrettanto poco solvibili, che però promettono alti interessi, che cosa pensereste? Magari che è troppo avida e che dovrebbe fare investimenti meno speculativi.E se poi la vostra banca decidesse, in caso di problemi causati da investimenti ''azzardati'' andati male, di prelevare soldi dal vostro conto corrente per ripianare le sue perdite? Non sareste molto d'accordo e provocherebbe ben più che irritazione: è come andare a giocare a poker con il portafoglio di un altro, magari il vostro. Si partecipa ai rischi ma non ai benefici.
Eppure questa possibilità per le banche è stata votata dal Parlamento Italiano la settimana scorsa. Il modello Juncker del ''canarino nella miniera'' - la pratica applicata per la prima volta a Cipro - ha avuto successo: nessuno si è indignato e ha portato all'adozione della procedura di ''bail in'' (il prelievo sui conti correnti) anche in Italia. In pratica, adesso i correntisti sono considerati alla stregua degli azionisti.La variabile sarà la soglia economica oltre cui andare a fare la ''tosatura''. L'ipotesi è di 100mila euro per conto corrente. La percentuale dipenderà dalle necessità. E' la stessa procedura che hanno ipotizzato per la Grecia in questi giorni, alla voce ''prelievo forzoso''. Ricordate Amato nel 1992?Ecco, ma stavolta non c'è da salvare uno stato, ma le banche.
Per cui da adesso sarà bene sapere che ogni conto corrente ha due bancomat: uno l'avete voi, l'altro ce l'hanno in mano (a seconda di chi serve) la banca, lo stato e la BCE.
Claudio Gandolfo
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