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Editoriale
Ma a chi serve realmente questo MES?
Lo scontro sul MES o fondo salva-stati (o salva-banche) ha evidenziato qualche rilevante discrepanza tra ciò che asserisce il Presidente del Consiglio, il suo Ministro dell'Economia e l'Eurogruppo. Mentre da parte del Presidente si afferma in Parlamento che non si è dato alcun assenso formale alla riforma del fondo, dall'altra viene dichiarato alle agenzie di stampa che il trattato "è stato approvato a giugno. Stiamo solo discutendo la legislazione secondaria. Meglio chiudere ora". Chiaro che una affermazione elide l'altra.
Peraltro, sempre nelle stesse ore, due consiglieri economici di Macron (uno in carica e l'altro precedente) si sono espressi contro il MES, anche con parole pesanti. Nel dibattito di questi giorni molti esponenti della maggioranza si sono espressi a favore del nuovo trattato, soprattutto sulla scorta del concetto che "non ci serve, tanto l'Italia è solida". Ma allora, se non ci serve, perché firmarlo e in modalità così opache? E a chi servirebbe, visto che l'Italia non rientra nei parametri necessari per chiedere un aiuto? Ma, soprattutto, perché ci sarebbe così tanta fretta?
Ricordiamo che basta una semplice richiesta del Direttore Generale del MES Riegling per far scattare l'obbligo per l'Italia di un versamento fino a 125 milioni di euro al fondo in caso di necessità. E dovremmo versarli entro 7 giorni senza neanche saperne la motivazione. Sarebbe la nostra rovina.
Già per la Grecia nel 2011 abbiamo versato al precedente MES una quarantina di miliardi sull'unghia per salvare il sistema bancario tedesco e francese. Ora, pochi anni dopo, non è certo un mistero che le principali banche di Berlino siano in grossa difficoltà. Così come l'intera economia della Germania, con decine di migliaia di licenziamenti annunciati. Vuoi vedere che alla fine il MES servirà presto a qualcuno? Fate presto, si sente gridare da lontano.
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