Continua la guerra fiscale tra stati europei
La bocciatura della direttiva che avrebbe costretto le società multinazionali a rivelare quanti profitti realizzano e quante tasse pagano in ciascuno dei 28 stati membri, è scandalosa
Mentre in Italia studiamo misure per combattere l'evasione fiscale con metodi quantomeno discutibili - andando ad indagare e perseguire commercianti, artigiani, Partite Iva e PMI - i nostri partner europei puntano tutto sull'attrattività fiscale dei loro Paesi.
Con una bella operazione, che potremmo chiamare "Fisco amico", all'estero da tempo giocano a mettere in piedi paradisi fiscali all'interno della UE e a mantenerli segreti.

Secondo quanto riportato dal Guardian, dodici "Paesi dell'UE, tra cui l'Irlanda, hanno bloccato una nuova norma proposta che avrebbe costretto le società multinazionali a rivelare quanti profitti realizzano e quante tasse pagano in ciascuno dei 28 Stati membri".
Il voto è arrivato più di tre anni dopo che la Commissione europea aveva promesso di esporre le misure di elusione fiscale delle multinazionali a seguito delle rivelazioni di Panama Papers.
La proposta avrebbe reso obbligatoria la rendicontazione paese per paese per le società con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro.
La direttiva proposta era stata progettata per far luce su come alcune delle più grandi aziende del mondo evitino di pagare circa 500 miliardi di dollari all'anno in tasse spostando i loro profitti da Paesi con imposte più elevate come il Regno Unito, Francia e Germania verso giurisdizioni a tassazione zero o a bassa tassazione, tra cui Irlanda, Lussemburgo e Malta.