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Editoriale
Politica sanitaria tutta da rifare
L'epidemia di coronavirus ha fatto drammaticamente risaltare un fatto di cui gli italiani avevano la conoscenza diretta, ma non complessiva: gli ospedali italiani sono in difficoltà. Se in Lombardia e Veneto, le cosiddette eccellenze, ci sono carenze di personale, strutture e persino di attrezzature, che situazione ci sarà in altre Regioni? Sono ormai anni che i media riportano casi di tempi di attesa sempre più lunghi, episodi di malasanità, voragini nei bilanci delle Aziende Sanitarie, personale sempre più scarso. Ma mai si è avuta piena evidenza della situazione come in questi giorni. La carenza di unità di rianimazione, fattore fondamentale per il trattamento dei pazienti più gravi, ha portato molti ospedali del Nord al collasso. Così come la scarsità di personale medico e paramedico che ha portato a turni di lavoro massacranti. Tutto ciò è frutto di scelte politiche. Dal blocco del turnover con relative assunzioni a tagli dei fondi allocati dallo stato ad ogni finanziaria. Dal governo Monti in poi, per la spesa in base al PIL siamo passati dal 7,1% del 2011 al 6.4% attuale. Vuol dire che mancano decine di miliardi di euro di spesa. Ma un conto è tagliare gli sprechi, altro è chiudere gli ospedali e non sostituire i medici che vanno in pensione. Un conto è razionalizzare la spesa per siringhe e protesi, altro è far mancare guanti, mascherine e camici, come denunciano oggi molti ospedali. Se si vuole davvero che questa epidemia passi senza lasciare troppe vittime, sarebbe necessario rivedere l'intera politica sanitaria. Subito.
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