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Editoriale
Il lavoro è una priorità
I dati Istat sull'occupazione possono avere più chiavi di lettura. Se si guarda il tasso di disoccupazione, abbiamo un trend positivo che porta ad una lettura per agosto di un 9,7% (-0,4% su mese). Siamo ancora in coda all'Eurozona, ma almeno siamo tornati sotto il 10% dopo anni. Ma ci sono altri dati di cui tenere conto che squarciano il velo su una realtà diversa. La disoccupazione giovanile è aumentata al 31%. Al contempo è vero che cresce il tasso di occupazione al 59%, al record storico, ma occorre far notare che la stima delle persone in cerca di occupazione è in forte diminuzione (-4,5%), aumentando il numero degli inattivi, il cui tasso sale al 34,5%, e che contribuisce non poco alla diminuzione in percentuale dei disoccupati. Entrando più nello specifico, ad agosto si evince un vero boom di contratti a termine, di fatto quasi uno su due (45%), che rimarca la precarizzazione del lavoro. Una tendenza che anche l'Istat rileva: su base annua la crescita occupazionale si concentra fortemente tra i lavoratori a termine (+12,6%), in lieve ripresa anche gli indipendenti (+0,2%), mentre calano i dipendenti permanenti (-0,3%). Basterebbero questi numeri per spiegare esaurientemente che l'Italia, o almeno lavoratori e famiglie, non è affatto uscita dalla crisi. E per le aziende non va meglio: il PMI manufatturiero di settembre indica il nostro Paese in stagnazione, con la fase di crescita interrotta e il peggior risultato in 25 mesi. Le sfide per il nuovo governo per tentar di far ripartire l'economia - dopo la depressione in cui è stata portata - cominciano a farsi più difficili.
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