Crisi globale: e se stavolta partisse dall'eurozona?
Wade (Schroders): come avvenuto in Giappone, l'area corre il rischio di trovarsi bloccata con una politica monetaria molto accomodante per un periodo indefinito
Dieci anni dopo il collasso di Lehman Brothers e l'aggravarsi della crisi finanziaria globale, il mondo sembra un posto più sicuro. Le banche sono più capitalizzate, la regolamentazione è più severa, la volatilità sui mercati finanziari è contenuta e le banche centrali hanno iniziato ad alzare i tassi di interesse o a segnalare la fine delle politiche monetarie ultra-accomodanti.
La crisi è passata e il mondo si sta normalizzando, ma cosa dire degli squilibri rappresentati dalla disruption? È ora di cruciale importanza individuare tali squilibri e capire dove si potrebbero trovare le prossime linee di frattura per l'economia globale. Il fatto che questa sia cambiata significativamente negli ultimi 10 anni e che oggi gli squilibri siano meno numerosi rappresenta sicuramente una notizia confortante. Tuttavia, esistono ambiti - tre in particolare - che potrebbero rappresentare potenziali fonti di tensione guardando al futuro:

1. I mercati emergenti sono più vulnerabili
Tra le cause alla base della crisi di 10 anni fa, ci fu il gap tra le partite correnti dei mercati sviluppati (in deficit) e quelle dei mercati emergenti (in surplus) che venne a crearsi nella fase antecedente la crisi. Oggi invece sono alcuni mercati emergenti ad essere in deficit, anche se non sui livelli toccati dai Paesi sviluppati prima della crisi finanziaria. Inoltre, tra di essi, molte economie continuano a mostrare un surplus. Detto questo, rispetto al passato gli emergenti sono più dipendenti dal capitale esterno, come dimostrato recentemente dalla pressione scatenata dall'aumento dei tassi da parte della Fed e dalla riduzione della liquidità sulle valute emergenti e sulle riserve valutarie.
Guidati dalla Cina, altri mercati emergenti potrebbero entrare in deficit. Inoltre, il surplus visibile è sotto pressione a causa della guerra commerciale, dato che gli Stati Uniti stanno chiedendo una riduzione di 200 miliardi di dollari del deficit bilaterale. In secondo luogo, il deficit invisibile dovrebbe continuare a crescere via via che sempre più cinesi viaggiano all'estero. Anche questo tuttavia dipenderà dagli sviluppi negli Stati Uniti.
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