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Editoriale
Gli ottimi risultati dell'Italia (se non si guardano gli altri Paesi)
L'Economist ha recentemente divulgato uno studio della sua Intelligence Unit sulla crescita stimata per il 2018 dei diversi Paesi mondiali. Al di là dei soliti stati Emergenti o in via di sviluppo che promettono performance notevoli (se il dollaro non farà grossi sconquassi) non si può evitare di notare come l'Italia si collochi molto in fondo alla classifica, superata praticamente da tutti i Paesi che contano qualcosa, ben lontana da Germania e Francia, tanto per rimanere nell'eurozona.
E se guardiamo agli ultimi dati del FMI le cose non vanno meglio: dall'1,6% del 2017, di passa all'1,4% nel 2018 e all'1,1% nel 2019. Per l'anno in corso la crescita nell'eurozona è prevista del 2,2% e del 2,0% nel 2019. Cresciamo quindi, ma molto meno rispetto agli altri Paesi. E se la BCE toglie l'ombrello grandinerà e saremo molto presto in probabile recessione.
Già il fatto che gli indicatori Istat su consumi interni, prezzi al consumo (inflazione), disoccupazione e fiducia nei consumatori, siano in varia misura negativi non depone a favore di una eventuale tenuta in caso di problemi sui mercati. La ripresa, pur evidenziata nei numeri del PIL o dell'export, sembra quindi molto fragile. Sarebbe meglio che il prossimo governo la consolidi in fretta.
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