L'innovazione deve essere innanzitutto un cambiamento culturale
Donvito (P101 Ventures): dimenticate la open innovation e ciò che va di moda. Per innovare sul serio il Board deve pianificare e operare una riorganizzazione e M&A per acquisire tecnologie
"Fare innovazione" è il mantra del manager contemporaneo.
Se ne parla nei contesti più disparati e in continuazione: le aziende consolidate, che operino in settori tradizionali o innovativi, devono accettare di diventare innovative, poiché questa capacità è intimamente legata alla possibilità di fronteggiare la cosiddetta "disruption".
In questo ambito, il mondo del Venture Capital viene frequentemente chiamato in causa in quanto portatore di innovazione per definizione.
Resta da capire cosa sia l'innovazione e quando realmente può funzionare da volano della crescita per le imprese.

Per un Venture Capital sicuramente si tratta di un concetto pervasivo e radicale, molto più di quanto non sia quello esplicitato in ambienti accademici e tradizionali: nella nostra esperienza anche l'open innovation è una categoria più sfumata dell'innovazione che porta alla vera disruption.
Mi spiego: come VC finanziamo startup e scale-up che sono innovative sin dal primo istante, hanno strutture organizzative "lean" e relativamente semplici, almeno fino a un certo punto, ma per la loro stessa natura hanno entro certi limiti la possibilità di sperimentare e ridirezionare il business model se del caso, quindi in concreto possono procedere per prove ed errori.
Tuttavia se nel concetto di innovazione è insita la possibilità di fare errori, è sbagliato credere che l'innovazione si debba fare in azienda "improvvisando".
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