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Editoriale
Se l'ascensore sociale si è rotto
E un altro 1° maggio se n'è andato. Con ben pochi motivi di festeggiarlo. Il tasso di disoccupazione è ormai stabile attorno al 17% (e crescerà di parecchio quando si sentiranno gli effetti della abolizione dei voucher), contro una media del 9,5% nell'eurozona. I consumi sono fermi al palo e le famiglie risparmiano liquidità per via dell'estrema incertezza sul futuro ma, soprattutto, in vista delle varie manovre che questo o altri governi dovranno effettuare per far quadrare i conti come vogliono Berlino e Bruxelles. Il che significa solamente tasse in più. E' l'impoverimento della classe media che prosegue inesorabile da almeno due decenni. E ci è stato sbattuto in faccia prima dall'OCSE, che ha rilevato come l'Italia sia al quinto posto nella classifica relativa al peso delle tasse sui salari di un single senza figli (47,8%) e al terzo per una famiglia monoreddito con due figli (38,6%). E poi il PewResearch Center, che ha rilavato come dal 1991 al 2010 l'Italia si aggiudica il primato negativo per "impoverimento" dei redditi delle famiglie nel confronto con i maggiori Paesi europei (da 40.265 dollari all'anno a 32.353). La classe media italiana e la fascia a basso reddito sono state le più colpite, con un taglio del 20% nel primo caso e del 23% nel secondo. ( https://goo.gl/fTllbG ) In Germania il reddito è rimasto a 41mila dollari, e questo spiega bene cosa significa aver adottato l'euro, per noi e per loro. In questo quadro di lavoro che non c'è, deflazione salariale e impoverimento della classe media, i giovani istruiti o con possibilità scappano all'estero. Emigrano per un futuro migliore. Quello che qui viene ormai negato anche ai loro genitori.
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