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Editoriale
Il voto cambierà l'Europa?
Mancano pochi giorni alle elezioni europee. Un appuntamento che mai come questa volta sembra possa incidere sul futuro della UE e non solo. Nel giro di pochi mesi sarà anche il turno di Mario Draghi a lasciare la (scomoda) poltrona della BCE. Verranno quindi sostituiti praticamente tutti i ruoli che contano nelle istituzioni continentali. Se da più parti si lancia l'allarme populismo, dall'altra cresce il numero di coloro che di questa Europa non sono affatto contenti. In Italia c'è un governo giallo-verde tuttora molto alto nei consensi. In Francia i gilet Gialli si dimostrano sempre più determinati (e numerosi). In Germania AfD sta erodendo voti al centro-sinistra ad ogni elezione. In UK il partito di Farage, nato da poco e per supportare la Brexit, sta affossando i partiti laburista e conservatore. In Spagna, dove si è appena votato, cresce addirittura un partito franchista. In Polonia crescono i conservatori. Economia, immigrazione, lavoro sembrano le tematiche comuni. Insomma, ovunque crescono i partiti euroscettici, o almeno, a cui questa Europa non va bene. Possibile che si sbaglino tutti e in nazioni diverse? La composizione del Parlamento questa volta potrebbe avere orientamenti molto diversi da quelli visti finora. E così la Commissione UE. Qualcuno avrà un'amara sorpresa?
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