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Editoriale
C'è qualcuno che fa gli interessi del popolo italiano?
"L'indicatore anticipatore non segnala prospettive di accelerazione dell'attività economica negli ultimi mesi dell'anno". Così si conclude la Nota mensile sull'andamento dell'economia italiana pubblicata dall'ISTAT pochi giorni fa. Che aggiunge: "negli ultimi mesi si osservano segnali di decelerazione nella dinamica della spesa per consumi". Fine della narrazione favolistica governativa. Se poi ci aggiungiamo che nell'ultima rilevazione il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,2%, che siamo ritornati in deflazione, e che recentemente è cresciuto il famigerato spread, a livelli superiori di quelli spagnoli (che hanno un tasso di disoccupazione prossimo al 20%, ma un PIL in crescita), il quadro è completo.
L'Italia è inchiodata, ingabbiata, incatenata a una situazione da cui le è impossibile muoversi. Può galleggiare o peggiore. Ha al suo interno le forze per reagire (ma ancora per quanto?), ma non ciò è possibile a causa di mille vincoli europei. "La situazione è grave, ma non è seria", diceva Totò, cui poi scappava da ridere. Come ben spiega Alberto Bagnai, "non è possibile che un Paese come il nostro, che ha una configurazione di fondamentali tutto sommato favorevole (surplus primario di bilancio statale, surplus di partite correnti, rischio da redominazione basso o addirittura, secondo stime recenti, inesistente https://goo.gl/9zZSsh ), e che al contempo, se uscisse, farebbe saltare il banco, non usi questo potere negoziale". Con Bruxelles e con Berlino non è più il tempo delle parole.
L'Italia sta affondando. C'è qualcuno disposto fare i nostri interessi, una volta tanto?
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