Editoriale - Grecia: l'Italia ha poco da esultare
Dopo domenica sera abbiamo visto tanti soggetti esultare per la vittoria di Tsipras e del suo partito Syriza alle elezioni greche. E festeggiare come uno storico ''schiaffo di Anagni'' il discorso del nuovo leader greco. In fondo, tra i Paesi PIGS, l'idea di dare un ''pugno papale'' (visto che va di moda) alla Germania puo' essere corroborante.
Il ''rinegozieremo il nostro debito'' detto dal neopremier, viene peró' dopo settimane in cui si é parlato troppo esplicitamente di Grexit (uscita dall'Euro) dalle parti di Berlino, con ammissioni sui media e smentite d'obbligo. Con molti personaggi recitare a soggetto o con riflesso pavloviano, vedi la reazione di Weidmann totalmente fuori ruolo ad ammonire con il ditino alzato, manco fosse il capo della BCE o della Commissione Europea.
Ma perchè ora sarebbe possibile la rinegoziazione del debito (con la Grecia che rimane comunque nell'Euro) e prima no? Perche' si puó' parlare di allentare la morsa della Troika? Perché se ne é parlato in Germania?
Semplice. Prima della crisi a stragrande maggioranza del debito era privato e in gran parte con le istituzioni bancarie tedesche, svizzere e francesi. Adesso, grazie ai vari fondi salvastati (ESM, esfs ecc), circa il 60% e' diventato un debito pubblico, ripagato alle banche, e che grava in quota sui Paesi dell'Euro.
Solo per la Grecia, la Germania vanta crediti per circa 60 miliardi, la Francia per 45 e l'Italia per 40. E bisogna erogarne ancora, mentre la banche tedesche hanno ricominciato a prestare soldi a quelle elleniche.
Peccato che prima dell'arrivo della Troika, dell'ESM e dei vari fondi salva stati, la nostra esposizione con la Grecia era praticamente inesistente! Come verso Spagna e Portogallo, altri beneficiari dei fondi.
Semplificando: i fondi della stretta fiscale italiana che ha messo in crisi imprese e famiglie sono in gran parte confluiti verso banche tedesche e francesi. E adesso esultiamo per la vittoria di un leader che ci dice che quei soldi non ce li dara' piú indietro. Un capolavoro.
Claudio Gandolfo
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