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Editoriale
Italia più virtuosa d'Europa: parola di Deutsche Bank
Quando si parla di sostenibilità del debito pubblico, c'è qualcosa che non quadra nella narrazione della Commissione Europea, delle agenzie di rating e pure della BCE. L'Italia ha un debito enorme, il 133% circa del Pil, che cresce però a causa degli interessi. Infatti, al netto di questi, l'Italia è in surplus primario (spende cioè meno di quanto incassa) da oltre 25 anni. Un debito, va sottolineato, che ha comunque sempre onorato dal 1861. Senza contare che nel debito sono compresi i vari prestiti all'estero tipo ESFS e salva-stati vari di famigerata introduzione, che non vedremo mai indietro. Siamo però un contribuente netto della UE (versiamo più di quanto ci viene retrocesso), abbiamo un surplus commerciale grazie all'export, e una ricchezza privata che copre svariate volte il debito pubblico. Fattori che gli altri Paesi UE si sognano di avere. Eppure, tutto ciò non basta alle agenzie di rating (aziende private in enorme conflitto di interessi), alla BCE e alla Commissione Europea. C'è la crisi, ma l'austerity ci impedisce di uscirne. La situazione è a dir poco anomala se non surreale. E quanto questi giudizi siano distanti dalla realtà economica e finanziaria del nostro Paese è testimoniato anche da un insospettabile: David Folkerts Landau, capo economista della Deutsche Bank (!). In una intervista a Bloomberg ha dichiarato che "L'Italia è in surplus, al netto del pagamento degli interessi. La cosa più straordinaria è che lo sforzo fiscale dell'Italia è superiore a quello fatto da chiunque altro in Europa: ha accumulato surplus primari per il 13% del PIL, mentre la Germania solo del 5%. L'Italia, in questo senso, è il Paese più virtuoso in Europa. Ed ora il fatto di andare da lei con una mazza da baseball e dire 'Devi abbassare il tuo budget perchè sia sostenibile per i criteri della UE', va contro tutte le ragioni e le logiche politiche. (...) Si, sono fortemente dalla parte degli italiani su questo particolare argomento". Bastano poche parole di buon senso per stroncare Juncker, Moscovici, Dombrovskis e soci, piccoli e rancorosi burocrati sul viale del tramonto.
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