Bolsonaro somiglia al Presidente americano Donald Trump non solo per il modo impulsivo di fare politica, ma anche perché a sua volta prenderebbe le redini di un'economia in fase di ripresa, ma afflitta da livelli strutturalmente elevati di debito pubblico lordo e disavanzo di bilancio. Il rapporto debito pubblico/PIL del Brasile dovrebbe superare l'80% e, alla luce degli elevati livelli dei tassi d'interesse, diventa importante ottenere un avanzo primario.
Per raggiungere questo obiettivo è probabile che il governo debba tagliare le sovvenzioni statali e dare il via alle privatizzazioni, misure che però potrebbero anche non bastare. Quasi metà del bilancio federale è destinata alle pensioni e alla sicurezza sociale, due voci che negli ultimi 20 anni hanno rappresentato il 79% della crescita della spesa federale in rapporto al PIL.
Per questo motivo, gli investitori potrebbero interrompere rapidamente la luna di miele di Bolsonaro se non vedessero progressi concreti sul fronte della riforma pensionistica entro la metà dell'anno prossimo. È difficile immaginare che il Brasile possa rispettare il tetto massimo della spesa pubblica - approvato due anni fa mediante una modifica della Costituzione durante il governo di Michel Temer - senza mettere mano alle pensioni.
Capitale politico
Ma il varo di una riforma pensionistica non è affatto una certezza.
La proposta di legge sulle pensioni, che langue da tempo al Congresso, potrebbe essere discussa anche prima dell'insediamento del neo Presidente il prossimo 1° gennaio 2019. Sono aumentate le speranze in questo senso, ora che il Partito Social-Liberale di Bolsonaro, con 52 seggi, si è affermato come secondo gruppo per dimensioni alla Camera dei Deputati, il principale organo legislativo del Paese. Tuttavia, la posizione economica di numerosi deputati si colloca molto più a sinistra rispetto all'orientamento di Paulo Guedes. Per sbloccare la situazione, Bolsonaro potrebbe essere disposto a mettere in gioco il suo capitale politico e, proprio come Trump, fare leva sul suo carisma per ottenere l'appoggio dei membri del suo partito.
Aumenta così il rischio che l'autoritarismo serpeggiante e la corrosione che dilaga nelle istituzioni della società civile brasiliana ostacolino l'eventuale zelo riformista. Per ora confidiamo che vengano rispettati gli standard del buon governo, soprattutto rispetto alla corruzione delle precedenti amministrazioni, che alla fine ha messo in luce la fiera indipendenza del sistema giudiziario del Brasile. Bolsonaro non è certo un caso isolato nel contesto dell'attuale corrente di leader populisti saliti al potere su scala globale e avrebbe un mandato molto più debole, ad esempio, di quello di Andrés Manuel López Obrador in Messico.
Ci aspettiamo che la nuova amministrazione assuma un atteggiamento molto più intransigente sul fronte sociale, in particolare nei confronti del crimine, e malgrado i rischi associati a un simile orientamento non ci sembra necessario prepararsi a un deterioramento generalizzato degli standard di governo.
Clima di mercato
In questo contesto, siamo ottimisti nei confronti del mercato brasiliano? Sì, ma non indiscriminatamente. Guardiamo con favore alla valuta e al reddito fisso, ma il quadro azionario appare meno chiaro.
Il real ci sembra ancora sottovalutato, anche dopo il recente recupero, poiché il Brasile non è soggetto alle pressioni sui finanziamenti esteri che hanno invece colpito l'Argentina. Inoltre, il reddito fisso risulta appetibile, dato che l'inflazione si attesta a livelli strutturalmente bassi, in area 2-4%, mentre il rendimento dei titoli di Stato biennali si aggira intorno all'8,5%.
Sul mercato azionario, a seguito del brillante recupero registrato dopo il primo turno elettorale e della rotazione dalle società esportatrici che generano utili in dollari alle aziende orientate all'economia interna che generano utili in real, a nostro avviso i titoli di maggiore qualità quotano ora con multipli elevati a fronte del livello moderato della crescita economica. Tuttavia, intravediamo ancora opportunità tra le mid cap, che tendono a essere trascurate nelle fasi iniziali dei rally trainati dagli afflussi di capitali.
Un fattore forse ancora più importante è che un'eventuale vittoria di Bolsonaro la prossima domenica rafforzerebbe il clima di fiducia nei confronti dell'America Latina. Infatti, il governo brasiliano andrebbe ad aggiungersi a quelli che si schierano contro il regime in Venezuela e la ripresa dell'economia brasiliana farebbe da traino al resto della regione, in particolare Argentina e Uruguay. Dato che l'economia brasiliana contribuisce per circa il 3% al PIL mondiale, la prospettiva di una serie di riforme economiche in Brasile potrebbe anche sostenere l'intero complesso dei mercati emergenti.
Conrad Saldanha, Senior Portfolio Manager?Emerging Markets Equity, Marco Spinar, Associate Portfolio Manager?Emerging Markets Equity, Gorky Urquieta, Global Co-Head of Emerging Markets Debt, presso Neuberger Berman
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