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Editoriale
I francesi dicono di no al Jobs act
In questi giorni la Francia è scossa da imponenti manifestazioni contro la Loi Travail, la nuova legge sul lavoro che il ministro El Khomri (donna) ha proposto al parlamento. La legge è in buona sostanza l'equivalente transalpino del Jobs act di Renzi. Solo che da quelle parti non è stata accettata con grida di giubilo dal parte di giovani e lavoratori. Piuttosto, sono state fatte e altre ne faranno, furibonde manifestazioni contro la legge, vista per quello che è: un progressivo smantellamento di diritti e di welfare per i lavoratori, che rende particolarmente arduo e incerto il futuro delle generazioni più giovani. E che questo genere di riforme non abbia poi efficacia sulla disoccupazione lo dimostrano i dati Istat più recenti. Ma da noi quasi nessuno ha eccepito più di tanto, neanche i sindacati. Tutti presi dall'ipnotico storytelling renziano dei media, che infatti non danno alcun risalto alle notizie transalpine. Sia mai che a qualcuno venga in mente che il Jobs act è una fregatura che faceva il paio con la legge Fornero. In Francia invece le cose vanno diversamente. Loro quando decidono di protestare lo fanno sul serio, e qualche volta per chi era al governo è finita molto male. Aristotele diceva che l'apatia e la tolleranza sono le ultime virtù di una società morente. Forse aveva previsto l'Italia del 2016.
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