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Editoriale
Il fisco rapace frena la crescita
Se nel 2016 il PIL cresciuto dello 0.8%, o dell'1%, a secondo delle stime, e le entrate tributarie sono cresciute del 3,3% superando i 451 miliardi di euro, 14,2 miliardi in più sull'anno precedente, c'è qualcosa che non funziona. E non sarà certo la Voluntary Disclosure (4 mld) o altre misure di contrasto all'evasione fiscale ad aver procurato un simile gettito al MEF. La tassazione è aumentata, e di parecchio, nonostante le dichiarazioni di Renzi. Però, a scuola insegnano che se le entrate superano percentualmente di gran lunga l'incremento del PIL vuol dire che lo Stato ha tolto ricchezza ai cittadini e posto le basi per un peggioramento del PIL. PIL in cui peraltro è già computato il nero. Per cui non ce la sentiamo di condividere i toni trionfalistici di Padoan quando ha annunciato questi risultati fiscali. E quel che preoccupa di più sono, da un lato, i 3-4 miliardi di euro che la UE vuole fatti di tagli e non di tasse per l'aggiustamento dei conti pubblici, ma che finiranno per scaricarsi sulle solite accise, deprimendo ulteriormente i consumi. E dall'altro il prossimo Def che necessariamente sarà lacrime e sangue, con le clausole di salvaguardia (e quindi IVA al 24%) che difficilmente potranno essere evitate e, grazie ad una crescita anemica, il PIL non potrà esser sufficientemente vigoroso da migliorare i conti pubblici e consentire un aumento di entrate in modo virtuoso e non predatorio. Ecco quindi che la tassazione sarà un'altra causa di recessione.
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