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Editoriale
USA: business as usual
E alla fine l'ha spuntata l'outsider: Trump sarà il nuovo presidente USA. E ora che Tutto è finito e ha vinto l'impresentabile votato dai "miserabili", ci si interroga su quali saranno le sue prossime mosse.
Sicuramente ridurrà le tasse ma non la spesa pubblica (così aiuterà la parte più debole della martoriata classe media) e difenderà occupazione e produzione interne. Questo porterà ad una svalutazione del dollaro che sarà una manna dal cielo per l'economia USA, creando problemi anche in eurozona. Trump intende rendere più competitivo il proprio Paese, investendo in infrastrutture e creando posti di lavoro vero. Con l'aggiunta di un po' di sano protezionismo.
Quello che dovrebbe fare l'Italia per riprendersi se non fosse ingabbiata dall'euro e dai diktat di Bruxelles.
Wall Street non sembra averla presa poi così male, contrariamente a come media ed analisti avevano previsto per mesi. Adesso si parla addirittura di "nuovo Reagan", dopo aver minacciato la fine del mondo: business as usual. E analogamente alla Brexit, peste, cavallette e crolli di borsa non si sono ancora verificati.
Non sarà che quando il popolo vota, magari ragiona con testa e portafoglio e non come vorrebbero i media, che mai come nel 2016 sono passati da essere watchdog a bodyguard di qualche interesse più o meno nascosto?
Comunque, teniamo d'occhio lo spread. Non vorremmo dover rileggere il mitico titolo "Fate presto!".
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