Editoriale - Ah, douce France
Se Renzi o Padoan dichiarassero di fregarsene allegramente degli obsoleti (inutili e ancorche' dannosi) parametri di Maastricht come fatto dai cugini transalpini, l'intera Europa pangermanica insorgerebbe sdegnata. Subito tuonerebbe Katainen, seguito da Schauble e Merkel, con olandesi e austriaci a far da eco: ''i soliti italiani che non rispettano i patti''. Invece, lo dice un ministro francese e non accade (quasi) nulla. Anzi, si annunciano accordi franco-tedeschi di cooperazione.
Va bene, se siamo in questa situazione e' in parte anche colpa nostra. Non siamo capaci di tutelare la nostra economia, i nostri cittadini. Pur essendo la terza economia dell'eurozona, siamo tra quelle cui viene retrocesso di meno. Siamo sempre dietro la lavagna con le orecchie d'asino o a casa a fare i compiti che la zia Angelina ci assegna. E tutto questo per rimanere in un'area euro che ci soffoca ogni giorno di piu'. Ma il prezzo per rimanervi e' superiore a quello di una eventuale uscita, come hanno dichiarato ormai numerosi premi Nobel. E invece assistiamo a una ormai quasi inarrestabile macelleria sociale nel nome di ''ce lo chiede l'Europa''.
''Morire per le banche tedesche?''. Ci chiediamo se ne valga la pena.
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