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29/10/2014

economia

Matrimonio di convenienza o divorzio mal gestito?

de Vries (Kempen Capital Management): Il più grande rischio per l'Europa non è solo la crisi nella zona euro di per sé, ma il fatto che ci sono indicazioni che la crescita globale e l'inflazione stanno scendendo. E mettono in crisi la moneta unica

Ingannati ancora una volta? Presi di sorpresa? Comunque vogliate chiamare il movimento marcato dei mercati obbligazionari europei negli ultimi giorni, certo è che la maggior parte di noi non l’ha visto arrivare. Cosa sta accadendo? Il mercato dei capitali sta mettendo alla prova tutta la retorica della BCE? Sembra che la BCE abbia perso un po’ di credibilità, visto che il TLTRO e i programmi di acquisto di ABS e covered bonds che sono stati annunciati non sono stati in grado di ripristinare la fiducia per il breve termine. Le aspettative di inflazione stanno precipitando, e per la cronaca, sembra essere un fenomeno mondiale. Quindi, quali sono i fatti? All'interno dell’eurozona, le aspettative di inflazione stanno calando rapidamente, confermate sia da tassi di inflazione breakeven più bassi nei mercati obbligazionari, sia dai dati macro più recenti. In aggiunta, vediamo revisioni al ribasso della crescita in Europa, di cui, di maggiore importanza, la revisione al ribasso delle aspettative di crescita economica in Germania.

E da qualche giorno, vediamo vacillare la convergenza dei tassi delle obbligazioni sovrane europee. Gli spread tra la Germania e i paesi periferici si sono allargati rapidamente, con Grecia, Portogallo e Italia in testa.  

Cosa ci dimostra questo? Quali sono state le cause?

 

Cominciamo con la Grecia, dove lo spread dei titoli di stato si sta muovendo rapidamente verso livelli pericolosi. Il governo greco sembra convinto di non avere più bisogno della "consulenza" e del sostegno della Troika, e di poter finanziare il deficit di bilancio esistente attraverso i mercati dei capitali. Con l'esempio del Portogallo e dell'Irlanda in mente, il governo sta negando educatamente la necessità di ulteriore austerità. Il risultato è che lo spread 10 anni è a 700 punti base, e la possibilità di un Grexit sta crescendo nuovamente.

Poi c'è l'Italia. I mercati non sembrano apprezzare le riforme lente ma graduali che il premier Renzi sta attuando. Oppure vi è altro? Settimana scorsa la BCE ha pubblicato i saldi più recenti del cosiddetto Target 2.

Anche se una interpretazione chiara è difficile, sembra che il mese scorso circa 40 miliardi di euro abbiano lasciato l'Italia. Sono gli italiani che fuggono dal paese in previsione di ulteriori riforme? Oppure temono che la richiesta di un referendum sull'euro da parte del "Movimento 5 Stelle" debba essere presa più sul serio?

Nel frattempo, il disagio tra i grandi partner europei Germania e Francia è in crescita, con il ministro delle Finanze dei Paesi Bassi che nuovamente dice la scomoda verità che a un ministro tedesco non è concesso nemmeno pensare: la Francia non sta mantenendo le sue promesse, e ha avviato un’aggressiva campagna per farla franca ancora una volta!

 

 

BCE alla prova dei fatti

 

I mercati delle obbligazioni sovrane sembrano mettere alla prova le parole del presidente della BCE Draghi: "credetemi, sarà sufficiente". Draghi deve mostrare le proprie carte, e non ci si aspetta niente di meno che un QE completo da Francoforte. A questo punto, non c'è nessun dubbio che presto la BCE farà ricorso a questo strumento di politica monetaria.


Ma sarà d’aiuto? Il più grande rischio per l'Europa non è solo la crisi nella zona euro di per sé, ma il fatto che ci sono indicazioni che la crescita globale e l'inflazione stanno scendendo. Giappone, Russia, Brasile e Cina stanno mostrando segni di rallentamento della crescita, che si traducono in una revisione al ribasso delle aspettative di crescita anche negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti non sembrano più in grado di tirare il mondo fuori dal pantano; anzi, corrono il rischio di esserci trascinati anche loro.
Come affermato prima, l'euro ha bisogno del sostegno di una combinazione virtuosa di crescita economica e di volontà politica. Entrambi sono vacillanti. E senza di loro, il matrimonio di convenienza dell'euro si concluderà in un divorzio mal gestito.

 

William de Vries, Head of Core Fixed Income, Kempen Capital Management

 


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