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10/12/2025

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Due libri che rivelano il vero volto del made in Italy nel mondo

Gagliardo e Moravia raccontano eccellenza italiana tra vino e industria

Nuovamente due libri che meritano di essere conosciuti, espressione di un'Italia di lavoro, successo e riconoscimento internazionale. Procediamo con ordine. Il primo s'intitola Il fascino di un Paese straordinario, di Gianni Gagliardo, edito da Rubettino. Si tratta del quarto libro di Gianni Gagliardo, il produttore vinicolo delle Langhe, tra i maggiori produttori di Barolo, nonché scrittore ed uno dei più grandi ambasciatori del vino italiano nel mondo. Impreziosito dalla prefazione di Gianni Letta sul tema delle radici, si chiude con la Postfazione di Luca Cordero di Montezemolo sulle prospettive e le sfide future per il sistema-Paese. Il libro non è un saggio accademico, né un diario personale, ma un racconto corale che attraversa continenti per restituire l'immagine di un'Italia amata e rispettata all'estero.

Nelle sue pagine, Gagliardo raccoglie storie esemplari di italiani all'estero, come lo chef stellato Umberto Bombana o i fratelli Di Gennaro, pionieri del cibo italiano in Germania. E non poteva mancare un capitolo interamente dedicato al vino nella storia d'Italia, dagli albori ai giorni nostri. Uno scritto che invita a riflettere sul significato profondo del Made in Italy, inteso non solo come sinonimo di qualità, ma come espressione di una cultura che intreccia tradizione, innovazione, estetica e sostenibilità.
Nel testo l'Autore esplora il legame tra il vino e l'identità culturale italiana. Gianni Gagliardo ha contribuito in modo significativo all'internazionalizzazione del nostro vino, soprattutto in Asia. Nel libro, racconta la sua esperienza pionieristica nell'esportazione di vino italiano in mercati come la Corea, Taiwan e Singapore già dagli anni '80, dove la concorrenza era dominata quasi esclusivamente da vini francesi, spagnoli e australiani. Con l'invito a credere ed essere orgogliosi di essere nati, vivere e operare nel più Bel Paese.

Come scrive Gianni Letta nella prefazione Il Made in Italy non è uno slogan, un'astrazione, ma una splendida realtà, un "marchio di successo" che ha conquistato fama e reputazione a livello globale. In queste pagine, scritte da un imprenditore illuminato e un vignaiolo tenace come Gianni Gagliardo, c'è l'amore per la sua terra e il racconto del nostro Paese. Gianni Gagliardo è diventato un "apostolo" del Made in Italy, un pioniere che da oltre quarant'anni viaggia in più di cinquanta Paesi del mondo per far conoscere una delle eccellenze italiane: il vino. Il fascino di un Paese straordinario offre, inoltre, spunti interessanti sul Made in Italy e il mondo del vino: Sul futuro del Bel Paese riflette nella postfazione Luca Cordero di Montezemolo osservando come Il Made in Italy si basa su due pilastri principali: un sistema produttivo resiliente e le eccellenze individuali.

Tuttavia c'è una debolezza che mina il successo di queste eccellenze: la mancanza di unione e di "fare sistema" tra gli italiani. Per far progredere il Made in Italy è necessario che gli imprenditori e i cittadini si impegnino attivamente nella vita pubblica per affrontare le disfunzioni del Paese e promuovere il bene comune. Un'opera che è insieme viaggio, manifesto e dichiarazione d'amore. Un libro che tutti dovrebbero leggere per capire cosa l'Italia rappresenta davvero nel mondo.

Dal vino all'industria

Dal vino all'industria il passo e?breve. E' il caso del romanzo di Alberto Moravia. Questa è la nostra città. Storia di un film mai girato, a cura di Alessandra Grandelis e Postfazione di Giuseppe Lupo, edito da Bompiani Overlook. Un esempio di comunicazione istituzionale d'impresa ante litteram, potremmo dire. Siamo nel 1947 quando Moravia scrisse questo soggetto cinematografico sulla Milano del dopoguerra, con la collaborazione di Alfredo Guarini, Massimo Mida e Gianni Puccini. Il regista di questo film mai girato doveva essere Roberto Rossellini.


È una sceneggiatura inedita di straordinaria potenza narrativa che fu commissionata dalla Pirelli in occasione del 75° anniversario dell'azienda e che in Italia rappresenta un episodio importante nel rapporto tra letteratura e cinema, tra cultura e industria. È la storia di una famiglia legata alla fabbrica. Torna in mente Sette canne, un vestito, il cortometraggio di 11 minuti girato nel 1949, diretto da Michelangielo Antonioni e girato a Torviscosa in Friuli (oltre che a Varedo in Lombardia), dove negli anni trenta del Novecento, dopo la bonifica delle paludi, era sorta una fabbrica della SNIA per la produzione di rayon, un tempo noto con il nome seta artificiale, dalle piantagioni di canna presenti sul territorio. Altra grandissima impresa italiana che si fece apprezzare e conquisto il mondo con i suoi prodotti e la sua tecnologia.


Tornando al film mai girato, la storia racconta di una famiglia, i Riva, provenienti dalla campagna e assunti nelle maestranze dello stabilimento di pneumatici della Pirelli, che vivono il periodo della ricostruzione postbellica e la scoperta della più grande metropoli italiana. Lontano dalla retorica del progresso, Moravia ci descrive come nei suoi romanzi più riusciti la vita quotidiana fatta di sacrifici, tormenti esistenziali e identitari che brulicavano nella Milano in corsa verso il futuro. Attraverso i reparti di fabbrica, le strade buie e umide della città e i quartieri operai, si delinea una comunità di lavoratori che osserva e vive le trasformazioni del proprio tempo. Il legame tra i protagonisti e i colleghi si intreccia a un racconto di lotta, dignità e resistenza, offrendo uno spaccato autentico di un'epoca che ha segnato indelebilmente l'identità di Milano. Un racconto verissimo, che porta il lettore a immedesimarsi in quella difficile fase post bellica nella quale, grazie ad imprese come la Pirelli, si posero le basi bel miracolo economico italiano e del successo del Made in Italy.


Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione


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