Sostenibilità sociale: i divari che sfidano le aziende europee, l'Italia ultima
Perrini (SDA Bocconi): il nuovo Social Sustainability Monitor rivela lacune significative nelle politiche di benessere e inclusione aziendale
Un nuovo studio, il Social Sustainability Monitor, nato dalla collaborazione tra il Sustainability Lab di SDA Bocconi e SD Worx Italy, la filiale italiana del principale fornitore europeo di soluzioni HR, esamina come le aziende affrontano la sostenibilità sociale. L'analisi si concentra sull'integrazione di concetti chiave come responsabilità, benessere, equità e partecipazione dei lavoratori e della comunità nelle strategie aziendali, riconoscendoli come fattori di valore e strumenti di cambiamento. La ricerca si basa su dati raccolti da SD Worx a febbraio 2025, coinvolgendo un panel di 5.625 datori di lavoro e 16.000 dipendenti in 16 Paesi europei per l'indagine "HR & Payroll Pulse". Il Social Sustainability Monitor ha esplorato quattro macro-aree fondamentali.
Talent & People
I dati evidenziano un marcato divario tra la percezione aziendale (51%) e quella dei dipendenti (39%) riguardo l'attrattività dell'azienda, una discrepanza particolarmente accentuata in Italia. Situazione simile si registra sul fronte della formazione: il 65% delle imprese si dichiara attiva, ma solo il 29% dei lavoratori percepisce un impegno concreto nello sviluppo delle proprie competenze. A livello europeo, la forbice è ampia, con il Regno Unito che guida con il 31,3%, mentre l'Italia (21,3%) si posiziona sotto la media, e Finlandia (13,3%) e Germania (16,7%) registrano i livelli più bassi. Emergono inoltre disparità generazionali e di genere nella percezione delle opportunità di sviluppo, con donne e lavoratori over 55 che avvertono minori investimenti nella loro crescita professionale.
Il benessere mentale sta emergendo come pilastro fondamentale delle strategie di sostenibilità sociale interna, sebbene l'adozione di un approccio olistico sia ancora limitata. I Paesi nordici sono all'avanguardia, avendo investito per anni nella destigmatizzazione del disagio psicologico e nella promozione della salute mentale in azienda. L'Italia, purtroppo, si trova in coda con il minor numero di iniziative a supporto della salute mentale in azienda. Meno di un quarto dei dipendenti italiani (22%) valuta positivamente l'equilibrio tra vita privata e lavoro. L'Italia è anche il Paese con la più alta percezione di stress da parte dei dipendenti (58% tra le donne e 54% tra gli uomini), in particolare nella fascia d'età 35-54 anni, e lo stress tende ad aumentare con la dimensione dell'azienda.
Payroll & Reward
Mentre il 76% delle aziende percepisce di retribuire equamente i propri dipendenti, quasi la metà dei lavoratori (48% sia in Italia che in Europa) continua a sentirsi sottopagata. A livello europeo, questa percezione è più diffusa tra i giovani, le donne e i dipendenti di aziende di medie e grandi dimensioni. Oltre alla parità, la trasparenza retributiva rimane una sfida aperta. Entro il 7 giugno 2026, l'Italia e tutti i Paesi europei dovranno recepire la direttiva UE 2023/970, che impone alle aziende con più di 100 dipendenti di pubblicare regolarmente relazioni sulle strutture retributive e riconosce ai dipendenti il diritto di richiedere informazioni sui livelli salariali interni.
Workplace flexibility
La fiducia nel lavoro da remoto tra aziende e dipendenti in Italia è inferiore alla media europea. Solo il 44% delle aziende italiane dichiara di fidarsi pienamente dell'autonomia dei collaboratori che lavorano a distanza, contro una media europea del 50%. La flessibilità richiede un cambiamento culturale manageriale, spostandosi dal controllo alla fiducia, all'autonomia e al lavoro per obiettivi. In linea con la media europea, il 63% dei lavoratori italiani ritiene positivo il lavoro da casa per l'equilibrio tra vita privata e lavoro. I livelli di consenso più alti si registrano nel Regno Unito (76,2%) e in Svezia (71,6%), mentre i più bassi in Polonia (54,5%) e Slovenia (49%).
Diversity, Equity, Inclusion
L'attenzione alle tematiche di diversità, equità e inclusione (DEI) è in crescita in Italia, ma l'impegno percepito rimane inferiore alla media UE, e le discriminazioni sono ancora diffuse. Solo il 39% dei dipendenti ritiene che la propria organizzazione promuova attivamente una cultura diversificata e inclusiva, mentre più della metà (55%) dichiara di aver subito personalmente o assistito a discriminazioni sul lavoro. Eppure, appena il 24% delle aziende si considera attiva su questi temi.
Per quanto riguarda la popolazione aziendale over 55, l'inclusione è un tema sempre più rilevante ma irrisolto, con importanti implicazioni per produttività, coinvolgimento, trasferimento di competenze ed equità intergenerazionale. Le aziende italiane sono tra le meno evolute su questo fronte, nonostante la forza lavoro italiana sia tra le più anziane del continente, con 10,3 milioni di over 50 occupati a giugno 2025 (ISTAT). Valorizzare i lavoratori senior rappresenta una leva cruciale di sostenibilità e continuità produttiva in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione attiva e innalzamento dell'età pensionabile. È significativo che proprio i lavoratori over 55 siano i meno inclini a riconoscere l'esistenza di iniziative a loro supporto (31%), e questa percezione non cambia con la dimensione aziendale.
Secondo Francesco Perrini, Associate Dean for Sustainability, Diversity and Inclusion e Direttore del Sustainability Lab, «In ESG la ?S' è al centro. Non a caso: la ?S' di Social rappresenta il cuore pulsante di ogni impresa. Le imprese sono, prima di tutto, organizzazioni di persone: senza coinvolgimento, benessere e formazione non possono generare innovazione né costruire competitività durature. L'impresa sostenibile è quella che riesce ad allineare i propri valori etici con la creazione di valore economico e sociale, a partire dai propri lavoratori, perché la sostenibilità sociale non è più una scelta reputazionale, ma una condizione di competitività e di progresso. In questa direzione, i Paesi del Nord Europa stanno tracciando la rotta, offrendo modelli virtuosi di governance e politiche del lavoro da cui trarre ispirazione».
