La mediocrazia: l'onda lunga che ci ha travolti - Libro "Meritrocrazia"
Alain Deneault (per Neri Pozza): analisi della presa del potere dei mediocri
«Non c'è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all'incendio del Reichstag, e l'incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto l'assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Non c'è frase migliore, dello stesso Autore, per dare un senso all'ultimo scritto di Alain Deneault, dal titolo Mediocrazia, edito da Neri Pozza, forse tra gli ultimi scritti che ho avuto modo di leggere quello che maggiormente mi ha colpito. Chiaro l'orizzonte del testo: una nuova onda lunga che ha travolto ed eroso la nostra società. La presa del potere dei mediocri e l'instaurazione globale del loro regime, la mediocrazia, in ogni ambito della vita umana e del suo sapere. Un'esperienza che anche noi, nel nostro tragico quotidiano, abbiamo vissuto con l'esperienza governativa del Movimento 5 Stelle. L'inganno, scrive l'Autore, Assurge al rango di valore in sé. La mediocrazia porta così ognuno a subordinare qualsiasi decisione a modelli arbitrari promossi da precise autorità. La mediocrazia, drammaticamente, in ogni campo, designa un ordine mediocre innalzato a modello. La mediocrazia ci spinge da ogni parte verso un assopimento del pensiero, ci spinge a consolidare come inevitabile ciò che si rileva inaccettabile e necessario ciò che è rivoltante. Ci rimbecillisce.
La trattazione che ne segue è una sorta di genealogia di questo evento che, nel racconto che ne fa Deneault, tocca campi differenti - dalla politica (affidata ormai al centrismo dei mediocri) all'economia, al sistema dell'educazione, alla stessa vita sociale - offrendo differenti modulazioni di questa forma di potere. Tuttavia, per l'Autore, l'avvento della mediocrazia è impensabile senza l'avvento dell'industrializzazione del lavoro - sia manuale che intellettuale - e, in particolare, della sua espressione ultima, quella Corporate Religion, quella religione d'impresa che pretende, nella nostra epoca, di unificare tutto sotto la sua egida. E qui il discorso si fa molto interessante.

Oggi - spiega l'Autore - il termine mediocrazia designa standard professionali, protocolli di ricerca, processi di verifica attraverso i quali la religione d'impresa organizza il suo culto, quell'ordine grazie al quale i mestieri cedono il posto a una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza all'esecuzione pura e semplice. È il risultato di un lungo percorso che è cominciato quando il lavoro è diventato "forza-lavoro", un'esecuzione, appunto, in virtù della quale è divenuto possibile preparare i pasti in una lavorazione a catena senza essere nemmeno capaci di cucinare in casa propria, esporre al telefono ai clienti alcune direttive aziendali senza sapere di cosa si sta parlando, vendere libri e giornali senza neppure sfogliarli ricorda.
Il risultato è che oggi, nella società delle funzioni tecniche (tecnica qui intesa al suo opposto, l'assenza totale, cioè, di téchne, di arte e perizia), per lavorare bisogna saper far funzionare un determinato software, riempire un modulo senza storcere il naso, fare propria con naturalezza l'espressione "alti standard di qualità nella governance di società nel rispetto dei valori di eccellenza" e salutare opportunamente le persone giuste. Non serve altro. Non va fatto nient'altro. E per affacciarsi alla vita pubblica in ogni sua forma (diventare un parlamentare oppure un preside di facoltà universitaria) non occorre altro che occupare il punto di mezzo, il centro, il momento medio elevato a programma e abbracciare nozioni feticcio quali provvedimenti equilibrati, giusto centro o compromesso. Insomma, essere perfettamente, impeccabilmente mediocri. Tema non secondario per chi frequenti imprese, grandi o piccole che siano.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione