
Gigi Beltrame
Se la tecnologia non viene affrontata nel modo giusto
Heidegger e Papa Francesco sapevano che non si poteva arrestare l'innovazione, ma va governata
La tecnologia e l'innovazione sono indubbiamente forze trainanti della nostra epoca, che plasmano il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare con una velocità crescente. Tuttavia, come emerge dalla riflessione proposta, è fondamentale andare oltre la visione della tecnologia come un semplice insieme di strumenti neutrali e considerare che, se non compresa appieno, può celare problematiche significative. Il rischio maggiore si presenta proprio quando si sottovaluta la logica profonda che la tecnologia incarna.
Martin Heidegger, analizzando la tecnica, ne colse l'essenza non come mero mezzo, ma come una modalità fondamentale di ordinare la realtà, da lui definita "Gestell". Questa struttura tende a rendere tutto disponibile, semplificando la complessità del mondo e trasformandolo in una riserva, in materia prima pronta per essere calcolata, ordinata e sfruttata. Persino l'essere umano è ridotto a "risorsa". La logica sottostante è quella dell'efficienza, della massimizzazione, della costante disponibilità. Il pericolo individuato da Heidegger è che questa visione calcolabile e sfruttabile diventi l'unica via per relazionarsi al mondo e percepire la verità, prendendo il sopravvento sulla nostra stessa percezione e riducendo tutto a misurabile e utilizzabile.

Papa Francesco, nella sua critica al "paradigma tecnocratico", evidenzia una preoccupazione simile. Non sono gli strumenti in sé il problema, ma la mentalità dominante che li sostiene. Questo paradigma tende a dominare ogni aspetto della vita, riducendo la realtà - dall'ambiente alle relazioni umane - a un oggetto da manipolare e possedere in nome del profitto e dell'efficienza. Le conseguenze sono devastanti: l'ambiente è trattato come dispensa illimitata e le persone rischiano di essere ridotte a ingranaggi di un sistema, perdendo la loro dignità e la "sapienza del cuore" che trascende il calcolo.
Entrambi i pensatori, da prospettive diverse (filosofica ed etico-sociale), convergono su un punto cruciale: la tecnologia moderna non deve imporre una logica dominante. Se non riconosciamo questa tendenza profonda, considerandola solo un progresso inevitabile e neutro, rischiamo di essere travolti. La tecnologia, con la sua logica di controllo e calcolo, può prendere il sopravvento sui valori umani, sulla nostra percezione della realtà e sulla nostra stessa umanità, riducendo tutto - inclusi noi stessi - a mere risorse in un sistema dominato dall'efficienza.
Affrontare l'innovazione con uno sguardo critico, comprendere la logica che la anima e orientarla al servizio dell'uomo e del bene comune, piuttosto che esserne passivamente dominati, è la sfida fondamentale del nostro tempo. Sottovalutare questa logica profonda, considerandola solo un insieme di strumenti, è il vero problema.
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