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25/01/2023

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Davide Casaleggio: il futuro delle imprese passa dagli investimenti strutturali

Il costo del denaro potrebbe frenare la ricerca e sviluppo, già molto bassa in Italia, ma decisiva per far restare competitive le nostre imprese

L'Italia ha la necessità di recuperare competitività, soprattutto in questa fase in cui stanno arrivando gli investimenti del PNRR. La preoccupazione principale è che arrivino finanziamenti a pioggia che non abbiano un vero impatto duraturo sul sistema economico.
Abbiamo incontrato Davide Casaleggio, CEO di Casaleggio Associati, per parlare di digitale, di aziende e di futuro.

Le aziende e il digitale: cosa sta succedendo?


Tutti quanti stiamo adattandoci al mondo del digitale e ai cambiamenti, e quindi anche le aziende. Stiamo vedendo moltissime evoluzioni che richiedono tanti investimenti. Infatti i maggiori sviluppi che abbiamo visto lo scorso anno, come le applicazioni dell'intelligenza artificiale, richiedono grandi sforzi. Abbiamo visto ChatGPT e in generale i sistemi di generazione di immagini e testi da prompt.
Questo è stato possibile negli ultimi anni grazie a un accesso al capitale che sostanzialmente era gratuito, perché abbiamo avuto anni di tassi di interesse azzerati: una spinta all'economia molto importante.

Oggi quello che si sta vedendo è una restrizione di questi investimenti, per cui sarà sempre più difficile scommettere sul futuro se non si ha una dimostrazione pratica del successo possibile. Poi c'è un tema generale per l'Italia e che è relativo agli investimenti in ricerca sviluppo, che sono sempre stati molto contenuti. Negli anni '80 e '90 noi avevamo un tasso di sviluppo anche della produttività, che superava l'1%, mentre in negli ultimi vent'anni la crescita è stata contenuta. Qui non stiamo investendo, ma altri Paesi lo fanno, penso alla Germania che investe il doppio o la Svezia il triplo, e Israele il quadruplo. Sono Paesi che investono molto sul futuro. Noi non lo stiamo facendo.

Cosa implica questa mancanza di investimenti?


Ci troviamo a utilizzare i servizi di terzi, che arrivano da altre nazioni. Vale per tantissimi prodotti e servizi, penso banalmente ai taxi, Mytaxi è tedesco, oppure la musica con Spotify che è svedese, abbiamo un telefono in tasca che arriva dalla Corea del Sud. Vent'anni fa era una cosa inimmaginabile vedere una produzione in Corea del Sud di un telefono così diffuso!



Gli investimenti sono un a precondizione per lo sviluppo.



Assolutamente, ricerca e sviluppo determinano il futuro. Anzi, oggi è una condizione necessaria per riuscire a stare sul mercato in futuro.



La tecnologia sta stravolgendo molti modelli di business.


Spesso mi sembra di sentire delle discussioni di un'altra epoca, penso alle polemiche sui benzinai e i prezzi della benzina: sono temi del passato più che del presente, perché le cose stanno cambiando. Ragionevolmente la combustione endotermica non ci sarà nelle auto in futuro. Magari ci metteremo dieci anni, o venti, ma questa trasformazione è già in atto, bisogna iniziare ad anticipare questi cambiamenti per restare competitivi e presenti sul mercato. Questi trend sono già chiari. Ha senso investire sul diesel o sulla benzina? E' chiaro che chi ha già fatto questi investimenti, penso anche alle case automibilistiche, si oppongano e frenino, ma il cambiamento è inevitabile.
Molto spesso ci scordiamo che un cambiamento non impatta solo su quell'industria, ma su tutto l'indotto, pensiamo ai pezzi di ricambio e la componentistica per il mercato tedesco che realizziamo in tutto il Nord Italia.

Questi business vanno tutelati, ma dobbiamo investire per anticipare il cambiamento e farci trovare pronti per i prossimi vent'anni.
Ho fatto l'esempio automobilistico, ma potrei tranquillamente fare due esempi nell'ambito bancario e nell'ambito dei soldi in generale. Oggi pensiamo al tema della moneta di carta, che è qualcosa che ci ha tutelato nel tempo, ma in realtà l'evoluzione della moneta è qualcosa che è stata strettamente correlata alle invenzioni che noi abbiamo fatto nel tempo. Quando abbiamo inventato il telegrafo 1840, il primo utilizzo era per certificare che era stata fatta una transazione economica e che delle banconote, che a loro volta avevano sostituito l'oro, erano arrivate e verificabili. Prima delle banconote c'erano le monete, che erano costruite con un materiale prezioso, e quindi ci si scambiava del "materiale prezioso". Oggi ci sono nuove tecnologie che permettono una nuova visione del denaro, per esempio, come le monete digitali di Stato, non di monete elettroniche, cioé sto parlando ancora di un imprinting di Stato, a partire dalla nostra BCE. La Cina ha già creato la sua moneta e diversi milioni di persone la usano.


Questo è un abilitatore di nuovi spazi economici, i cosiddetti smart contract, che permettono la creazione di nuovi tipi di impresa e nuove opportunutà di business, come nel mercato assicurativo. Quest'ultimo rischia di venire spazzato via nel modo in cui lo conosciamo oggi, perché può essere automatizzato e si possono creare meccanismi di fiducia bastati su sistemi blockchain, abilitando nuovi servizi correlati e rapidissimi.

Anche altri settori verranno impattati dal cambiamento, ma molto spesso si confonde il tema del Bitcoin con la Blockchain.


Le speculazioni sulle monete elettroniche non aiuta in questo processo, ma le speculazioni sono sempre esistite. In realtà la tecnologia Blockchain permette la creazione di nuovi spazi economici e la creazione di nuovi modelli di business. Questa è la parte interessante: oggi siamo ancora agli albori di questa conversazione. Le innovazioni partono sempre un po' così, pensiamo all'inizio delle eMail, con il DOS ed erano qualcosa di scomodo, ma si comprendeva il vantaggio. Poi c'è stata l'evoluzione.


Così accadrà la blockchain o per esempio quella dell'intelligenza artificiale.

ChatGPT è il grimaldello per l'AI.


Sì, oggi giochiamo sulla chatGPT per vedere cosa ci risponde, ma probabilmente tra qualche tempo, non troppo lontano, inizieremo a utilizzare questo tipo di tecnologia per creare nuovi spazi economici. Ripeto, questa la parte più interessante, a mio avviso, è capire come queste tecnologie possano in realtà rivoluzionare il mondo che conosciamo.



Oggi stiamo diventando degli umani aumentati grazie a queste soluzioni, ma che fine faremo?


Ci aggiungono intelligenza, che spesso inseriamo noi, ma serve la nostra capacità per comprendere quando sbagliano, e poi c'è tutto il tema etico che va affrontato, e anche di diritti. Nel 2019, quando sono andato all'Onu a discutere di cittadinanza digitale, ho portato un esempio importante, perché il digitale sta cambiando completamente il mondo che conosciamo e che abbiamo conosciuto fino ad ora. Non è solo una questione di far comparire o meno il nostro nome nei risultati di Google, per esempio, c'è un tema di diritti.



Se abbiamo commesso un piccolo crimine che dopo qualche anno dovrebbe essere lasciato nell'oblio, quello è un diritto che diventa tangibile nel momento in cui iniziamo a vedere le cose pratiche. Ma poi ci sono anche nuovi diritti, nuovi spazi di partecipazione che diventano necessari e da definire, come la possibilità di poter votare, di poter accedere ai servizi pubblici, nel poter e anche partecipare alla creazione di nuove leggi e di interagire con i grandi colossi multinazionali che hanno oggettivamente occupato tutti gli spazi di espressione che noi possiamo avere online.

Anche questo è un tema caldo.


La discussione, per esempio, che c'è stata attorno all'ingresso di Elon Musk in Twitter ha posto l'accento sulla cittadinanza digitale. Chi deve decidere se un ex Presidente degli Stati Uniti deve poter parlare o meno su un canale che comunque è utilizzato da centinaia di milioni di persone nel mondo? Può decidere una persona sola? Dovremmo iniziare a gestire in modo allargato, come comunità, come Stati, come ONU.
Ma anche come esseri umani, perché dobbiamo renderci conto che forse certe infrastrutture con cui siamo cresciuti e a cui siamo abituati iniziano a non essere più adeguate.






In questo senso, il PNRR può essere d'aiuto per adeguare la macchina statale?


Credo che sia necessario identificare alcuni obiettivi da raggiungere, perché il rischio dei finanziamenti pubblici a pioggia e quello di alla fine finanziare l'innovazione senza costrutto. Qualche anno fa si parlava della definizione di società innovativa, di PMI innovativa e di poter accedere ai vari fondi. Alla fine uno diceva "io faccio la pizza quadrata e quindi sono innovativo", ma non era innovazione. Dobbiamo capire se vogliamo andare a finanziare le pizze quadrate oppure se vogliamo un preciso asse di sviluppo che riteniamo importante per il Paese. Qui credo che manchi una parte di ragionamento. Come accennavo prima sul tema dell'automotive, è chiaro il punto di arrivo o comunque l'evoluzione che ci sarà in quel mondo, ma non stiamo investendo per intercettarla. Come è chiara l'evoluzione dell'intelligenza artificiale, ma non stiamo investendo per cercare di intercettarla. Oppure il tema dei microchip come asset strategico, tra cui tra l'altro abbiamo anche delle aziende in Italia che hanno molto da dire su questo mercato.


Capire come far sviluppare questo questi mercati dovrebbe essere all'ordine del giorno. E' necessario dare delle indicazioni chiare, avere una definizione dell'asse di sviluppo di questo Paese e di quali sono i settori importanti che vogliamo portare avanti, sfruttando i finanziamenti. Se li faremo a pioggia è evidente che tutti coloro che li riceveranno saranno contenti, ma poi l'anno dopo non li avranno più e siamo punto e d'accapo.

E' qualcosa di classico per il nostro Paese.


Abbiamo visto col super bonus per l'edilizia o altri super bonus ci sono stati in passato. Nel momento in cui queste opportunità le aziende sono contente, l'anno dopo però iniziano ad arrancare, non ci sono elementi di cambiamento strutturale. Se non si fa qualcosa che sia strutturale, diventa difficile che quello che arriva con finanziamenti a pioggia porti frutti e generi ricchezza e prosperità. Genera sicuramente un sollievo per un periodo, ma difficilmente se non si mette a terra l'investimento, non si costruisce niente di duraturo e di necessario per le nostre imprese e per il nostro Paese.



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