Per le imprese italiane il prossimo biennio sarà di stagnazione e forti differenze settoriali
Andrea Mignanelli (Cerved): finora il sistema produttivo ha tenuto, anche grazie al contenimento dei costi, ma ora è importante che si doti di strumenti e tecnologia adeguati per reagire efficacemente agli shock
Nonostante il peggioramento della congiuntura economica e il clima di elevata incertezza, le imprese italiane hanno chiuso il 2022 con ricavi in crescita.
La persistenza di fattori critici, come inflazione e shock energetico, si rifletterà però in una stagnazione dei conti economici nel 2023-24 (che già da quest'anno potrebbe diventare contrazione nello scenario più pessimistico), con effetti diversificati tra i settori: tra i più colpiti, elettromeccanica, informazione e comunicazione, agricoltura, mentre godranno di un rimbalzo quelli che hanno sofferto più a lungo per il Covid, come il sistema moda; le performance di servizi non finanziari e costruzioni dipenderanno molto dallo scenario incerto.

Nel 2024 il fatturato sarà comunque più alto rispetto al 2021: difficoltà per automotive e agricoltura, mentre andrà bene per logistica e trasporti.
Come è facile immaginare, i settori più esposti saranno quelli energivori e più dipendenti da materie prime.
Sono le principali evidenze dal Cerved Industry Forecast, lo studio di Cerved che analizza l'evoluzione dei ricavi delle imprese italiane nel biennio 2023-24.
L'analisi evidenzia dati fortemente differenziati a livello settoriale per la diversa esposizione agli shock in corso: energia, inflazione, materie prime, tensioni geopolitiche.
Il modello di previsione è stato costruito considerando l'andamento di variabili microeconomiche, settoriali e macroeconomiche, sintetizzando la congiuntura in due possibili scenari: base, caratterizzato da sviluppi positivi verso la risoluzione del conflitto russo-ucraino, stabilizzazione dei prezzi di commodities ed energia e gestione efficiente dei fondi pubblici del PNRR; e pessimistico (worst), in cui si osserverebbero un'escalation del conflitto, persistente inflazione e difficoltà nell'implementazione dei piani del PNRR.

"La variabilità così marcata delle prospettive - spiega Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved - è legata alla grande incertezza sui possibili impatti di inflazione e rincari energetici.
Nello scenario peggiore, l'inflazione si tradurrebbe in un'erosione più marcata del reddito e delle spese delle famiglie, con ricadute negative su turismo, ristorazione e altri servizi al consumo.
In maniera analoga, la persistenza dei rincari su energia e materie prime spingerebbe le aziende a proseguire il contenimento dei costi per i servizi.