John Davis: questo periodo è una grande opportunità per le aziende familiari italiane
Devono imparare a guardare al loro ambiente in modo più ampio e diventare molto più brave a prepararsi per i grandi cambiamenti
Occuparsi di family business significa tener conto di molte variabili che caratterizzano in modo diverso ogni Paese del mondo. E l'Italia è sicuramente un luogo dove le imprese famigliari sono una grandissima parte del tessuto economico. Attività che affrontano ogni giorno la sfida dei mercati, sempre più globalizzati e che richiedono scelte non sempre facili. Ne abbiamo parlato con John Davis, dirige i programmi di family business alla MIT Sloan School of Management, dove insegna le strategie per raggiungere il successo e la longevità delle imprese di famiglia, e presidente del Cambridge Family Enterprise Group. Davis terrà a Milano il 3-4 maggio il seminario WOBI on family business.
Per i family business che periodo è? Qual è il rapporto con la tecnologia?
Sappiamo bene che la tecnologia si è evoluta e continua ad evolversi rapidamente. Quando dico tecnologia, significa un centinaio di tipi diversi di tecnologia, ma sembrano tutti in rapido movimento e alcune stanno cambiando.
Le macro aree più conosciute sono l'eCommerce, il fintech e il digitale in generale, che per esempio sta coinvolgendo la medicina o la scienza. E poi c'è l'intelligenza artificiale che sta stravolgendo molti settori.
Quindi sappiamo che la tecnologia sta avanzando in centinaia di modi diversi, ma sappiamo anche che la globalizzazione ha rappresentato e rappresenta un cambiamento importante ancora in corso. Molte delle relazioni create dalla globalizzazione influenzano tanti business, pensiamo all'acquisto di beni che possono arrivare da ogni parte del mondo e il mercato per un produttore è proprio il mondo intero. Le aziende oggi possono raggiungere dimensioni sorprendenti nel giro di una generazione, anzi anche molto meno se vediamo determinati brand. Prima che ci sarebbero volute due o tre generazioni di un'azienda familiare per raggiungere una dimensione significativa. Il cambiamento è epocale. Ci sono sempre dei rischi che vanno di pari passo con i benefici che si ottengono da qualsiasi cambiamento e il rischio che abbiamo visto più di recente è rappresentato dalle interruzioni della catena di approvvigionamento. Ora poi abbiamo le interruzioni geo-politiche che stiamo vedendo a causa della guerra tra Russia e Ucraina.
E poi c'è il tema della Cina.
Cosa vede in relazione alla Cina per le aziende familiari?
Dobbiamo essere molto consapevoli e cauti riguardo quando parliamo di Cina. Ho lavorato in Cina e ho gestito un programma educativo per aziende familiari cinesi. La Cina è un mercato immenso che sta sconvolgendo il mondo da anni, ma pensiamo anche che ha delle esigenze di mercato molto importanti, catene produttive enormi. Però da un lato ci sono esigenze interne, e dall'altro lato c'è la deglobalizzazione che è stata causata dalle difficoltà di approvvigionamento e il ricorso a produzioni più vicine ai consumi. E' un cambiamento che sta accadendo nella società: siamo diventati più internazionali, ma anche più diversificati e più frammentati.
Che ruolo hanno giocato i social media?
Un ruolo importante: i social media, insieme ad altre cose, stanno permettendo la globalizzazione e la condivisione della conoscenza. Il problema è che esistono al loro interno delle bolle di informazioni e questo ha portato alla creazione di società molto più frammentate e più difficili da governare.
Credo, poi, che il mondo stia diventando più giovane e mette in crisi le società occidentali, che invece stanno mediamente invecchiando con tassi di natalità in calo. Per un family business questo diventa un problema di gestione della complessità, con dei diversi stili di vita che esistono all'interno di una singola famiglia. La generazione X non era molto diversa dalla mia, quella dei boomer, ma i millennial rappresentano un cambiamento culturale enorme. I giovani che sono entrati nel mondo del lavoro stanno costituendo una parte molto consistente dei mercati e anche i gruppi di dipendenti sono completamente diversi. Sta avvenendo un cambiamento enorme.
La situazione italiana propone aziende di famiglia e il cambiamento generazionale, in un contesto economico che ha meno certezze, con poi il tema dell'ecosostenibilità da promuovere.
E' un momento disruptive per tanti settori, ma il pianeta non può più aspettare. Sappiamo che la maggior parte delle persone, quelle più razionali, non sono solo consapevoli che il pianeta rischia di estinguere molte forme di vita e forse anche la nostra se non interveniamo sul cambiamento climatico.
Il riscaldamento globale, l'inquinamento della nostra aria e acqua, l'avvelenamento degli oceani e via di seguito, richiedono di controllare il cambiamento climatico, il riscaldamento globale e l'inquinamento della nostra aria e acqua, oltre che l'avvelenamento degli oceani e così via. Sono problemi di cui ci si preoccupa. Questa è una forza disruptive rispetto al passato molto importante. Un cambiamento tecnologico, la globalizzazione e un mutamento del sistema politico-economico-sociale che una volta combinati possono creare effetti dirompenti per ogni tipo di business. Incontrando family business in tutto il mondo, anche in Italia, mi sono accorto che c'è molta attenzione ai temi e come possono influenzare il futuro delle imprese, sia piccole sia grandi. L'impatto nei loro modelli di business e nelle organizzazioni non è delegato a discorsi tra accademici, ma sono domande che si pongono. Voglio menzionare una tendenza a cui ho prestato molta attenzione nell'ultimo anno o due: l'ascesa dell'individualismo.
Ci spieghi meglio.
L'attenzione di un individuo sul proprio interesse, sui propri bisogni e sui propri obiettivi la si riscontra ovunque.
I social media incoraggiano l'individualismo. Nelle aziende si parla dei diritti dell'individuo, a tutti i livelli, ed è una cosa giustissima, ma il rischio è che all'interno delle famiglie si crei confusione tra ciò che vogliono i singoli e ciò che deve fare l'azienda. Non si tratta solo di un confronto generazionale, ma di obiettivi differenti che si scontrano.
E cosa possiamo fare per l'ambiente?
Dobbiamo cercare di educare le famiglie proprietarie di imprese non solo affinché, si spera, siano cittadini migliori, inquinino meno, aiutino di più la società, ma anche a essere consapevoli che la sostenibilità delle loro aziende e delle loro famiglie dipende dal fatto che l'ambiente sostenga la vita umana.
Se guardiamo al sistema delle aziende familiari italiane, cosa vede?
Questo periodo è una grande opportunità per l'Italia. Ovviamente non è immune a tutti i problemi ecologici che il mondo dovrà affrontare, ma può giocarsi delle carte importantissime, a partire dal turismo che rende unico il Paese, come l'ospitalità e la capacità di adattamento.
Le aziende a conduzione familiare tendono ad essere molto concentrate sulla crescita all'interno di un particolare settore e le industrie oggi non sono quelle che erano le industrie vent' anni fa. I cambiamenti accadono molto rapidamente, oggi potresti essere un meraviglioso produttore tessile del nord Italia, non aver affrontato molta concorrenza in passato, ma ora, nonostante la costante innovazione, che sta accadendo in tutti i settori, la competitività è aumentata e si rischia di andare in difficoltà. Questo discorso vale per tutti: non esistono più nicchie protette, magari tutti compreranno ancora da noi, ma il rischio della concorrenza c'è. Le aziende di famiglia crescono per via incrementale, ma ora le aziende crescono in maniera esponenziale e questo determina problemi seri. Le aziende familiari amano rimanere all'interno della loro attività, innovando (perché sono comunque grandi innovatrici), certamente migliori rispetto alle aziende non familiari, ma i miglioramenti incrementali dei processi di produzione o di vendita non sono sufficienti per garantire il successo. Non basta più una qualità migliore, i clienti vogliono costi inferiori e consegne più rapide, e vogliono che le aziende tengano il passo con gli interessi e i gusti dei consumatori.
E qual è la criticità?
Le aziende a conduzione familiare sono brave a fare quello che "vogliono", non sono brave a capire i cambiamenti in corso nel loro settore e più in generale e in che modo il loro business potrebbe cambiare. Se non riescono a stare al passo con i costi, non riescono a stare al passo con i cambiamenti di cui avranno bisogno e adeguare i processi cadranno in difficoltà. Sono tutte molto concentrate nel loro settore e sul miglioramento di un prodotto, ma poi si finisce col diventare vulnerabili. L'abbiamo visto in questi anni con le varie crisi di materie prime o ultimamente di produzione o approvvigionamento. Sono tipicamente aziende concentrate su un futuro che hanno ipotizzato, ma non guardano al loro ambiente in modo più ampio. Le aziende familiari devono imparare quella lezione e diventare molto più brave a prepararsi per cambiamenti più grandi.
Come vede il futuro dell'Italia e dell'Europa in generale rispetto al resto del mondo?
Io sono il presidente di una società chiamata Cambridge Family Enterprise Group e lavoriamo in tutto il mondo, lo abbiamo fatto anche durante la pandemia, siamo in circa 25 Paesi e abbiamo una visibilità di ciò che sta accadendo molto ampia.
Vedo tante realtà, sappiamo cosa c'è sta succedendo in diversi paesi e ci sono tante similitudini. Il mondo è abbastanza omogeneo per i family business, la situazione italiana o la situazione dell'Europa occidentale vivono le stesse realtà, dipenderà molto da come affronteranno i prossimi anni e le prossime sfide, perché i cambiamenti, come ho accennato, sono davvero enormi. Nessuno parte avvantaggiato, ma ciò che conta è avere una visione e poi cercare di metterla in pratica in maniera concreta.