Smartworking: come gestire le difficoltà organizzative nel post-covid
Le complessità per un'impresa sono diverse ed è quindi fondamentale conoscerle e saperle affrontare in modo efficace, con l'obiettivo di trasformarle in grande opportunità di cambiamento e miglioramento
Da un'indagine che Mansutti, storico broker assicurativo indipendente, ha realizzato, tra dicembre e la prima metà di gennaio scorsi, su un campione rappresentativo di oltre 30 imprese, affrontando il tema delle complessità da gestire nello smartworking, è emerso l'identikit dell'azienda media che da quasi un anno a questa parte si trova di fronte alla necessità di riorganizzarsi internamente con nuove modalità di lavoro e di interconnessione.

Tra i dati rilevati: il 60% delle aziende, di cui in gran parte con un fatturato di oltre 10 milioni di euro e con più di 50 dipendenti, nel post-covid continuerà ad utilizzare questo strumento in percentuali non superiori al 20% della forza lavoro.
Ad oggi la conoscenza su come contrattualizzare il lavoro agile non è sufficientemente adeguata: il 50% dei titolari di impresa afferma infatti di non disporre di informazioni chiare e precise su forme e modalità attraverso cui regolarizzarlo; il 77% delle aziende ha dotato i propri dipendenti di strumenti idonei per svolgere l'attività lavorativa da casa; quasi un quarto delle aziende ha verificato gli spazi di lavoro, la connessione di rete e ha avviato attività di formazione tecnica e comportamentale.
Inoltre, esiste la consapevolezza generale del pericolo a cui è esposta la sicurezza dei dati aziendali, ma solo il 36% delle aziende è ricorso all'implementazione di misure di protezione idonee, intervenendo sulla struttura IT, modificando firewall, antivirus, authority agli accessi o VPN gateway per garantire la continuità operativa; la maggioranza (il 56,7%) considera il lavoro da casa più uno svantaggio che un vantaggio, i titolari di azienda ritengono che la flessibilità lavorativa abbia infatti determinato maggiori carichi di lavoro.