Il PEPP salverà ancora una volta le banche tedesche e francesi
Secondo uno studio del Centro Europa Ricerche, Deutsche Bank risulta la banca più esposta al rischio di mercato, seguita da Barclays, Bnp Paribas, Nordea, Commerzabank, RBS e Société Générale
Non c'è dubbio che mai come in questo momento il ruolo della BCE nell'affrontare come combattere il COVID-19 è cruciale. Purtroppo non c'è più la guida sicura di Mario Draghi, ma ci ritroviamo l'avv. Lagarde, cui è bastata una frase avventata per incendiare il mercato dei titoli di stato, soprattutto italiani.
Per calmare la situazione la BCE ha istituito il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), un vero e proprio bazooka - termine caro a Draghi - che stanzia fino a 1.100 miliardi di euro per il 2020 tra cui l'acquisto di ulteriori 750 miliardi di euro di titoli.

Ma quali sono i reali obiettivi del PEPP? Lo rileva uno studio del Centro Europa Ricerche (CER), scritto dall'economista Antonio Forte, intitolato ''Rischio di mercato e rischio sistemico ai tempi del coronavirus: quali sono le banche europee più esposte''. Già dal titolo si evince che il vero target del PEPP sono le banche. Anzi, le solite banche.
''Queste misure molto penetranti hanno palesato la preoccupazione della BCE: l'obiettivo non è stato esclusivamente quello di ridurre le tensioni sui mercati, che già rappresentano un problema per la catena di trasmissione della politica monetaria, ma anche quello di puntellare il sistema bancario al fine di evitare ogni possibile rischio di instabilità . La situazione attuale sta mostrando (nuovamente) quanto sia pericolosa l'instabilità sui mercati finanziari non solo per la percezione negativa che si può diffondere tra gli investitori, ma anche perché il rischio di mercato, manifestatosi con violenza e rapidità inusitate, è fonte di un vero e proprio rischio sistemico, che può determinare sui mercati finanziari effetti di disruption comparabili a quelli sperimentati nel pieno della crisi finanziaria del 2008/2009''.

Quindi alla BCE sta principalmente a cuore il sistema bancario. A imprese e cittadini devono pensarci gli stati. Potrebbe anche esser giusto così, se la banca centrale facesse appieno il suo ruolo di prestatore di ultima istanza. Ma non è così. Andiamo avanti con lo studio del CER, che analizza il problema dei derivati.
''Emerge come Deutsche Bank, Bnp Paribas e Barclays abbiano indicatori pari ad almeno il doppio rispetto alle 23 banche esaminate. L'ingente presenza dei derivati nei bilanci di queste banche desta preoccupazione: i derivati presenti nel bilancio di Deutsche Bank sono pari a quasi 6 volte il patrimonio della banca, nel caso di BNP Paribas si supera di poco il 500%, mentre con Barclays la percentuale arriva al 430%. Inoltre, sopra il 300% si posizionano, nell'ordine, Nordea, Commerzbank, RBS, Société Générale e Credit Suisse. Se ci si focalizza sulle banche operative nell'Area euro è evidente come le banche tedesche e francesi mostrino valori mediamente più elevati rispetto alle banche di altre nazioni.
BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo
