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Editoriale
Recessione in arrivo, quindi più tasse
Anno nuovo, problemi vecchi ma soluzioni più dannose. Aumentare le tasse sperando che l'economia migliori equivale a fare un salasso ad un anemico asserendo di migliorare la sua situazione. Esattamente in questo modo si sta muovendo il governo che, grazie anche a plastic tax e sugar tax, mette a rischio chiusura il 15% delle aziende italiane. Il calcolo è di Unimpresa, che sottolinea in un suo studio come "il carico fiscale complessivo (total tax rate) supera il 60% del fatturato e arriva al 64% per le micro, piccole e medie imprese". Quindi per queste ultime, in pratica, per portare a casa mille euro netti, occorrerebbe fatturarne almeno circa tremila. Una follia. Aumentare le tasse in un periodo di stagnazione come quello che stiamo vivendo è già poco lungimirante, ma farlo nel momento in cui tutti gli economisti prevedono come molto probabile l'arrivo di una recessione, è decisamente da sprovveduti. Anche perché il nostro miglior cliente per l'export (la Germania) naviga in bruttissime acque, la stessa UE non brilla certo per vivacità di crescita, e anche a livello globale la frenata del commercio, dovuta anche alla guerra tra USA e Cina, si fa sentire sempre di più. E visto che l'export non tira più come un tempo, ecco l'idea del governo di comprimere ulteriormente il mercato interno - o meglio, la disponibilità economica di imprese e famiglie - per far cassa. Intanto, tutte le componenti del Pil sono lì a mostrare che ci stiamo avviando verso la recessione, fattore cui non siamo decisamente preparati e non abbiamo neanche gli strumenti necessari per affrontarla come, per esempio, una moneta propria o la possibilità di fare investimenti in infrastrutture per sostenere l'economia reale. Ma a guardare i nostri media, il problema vero è la legge elettorale.
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