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17/12/2025

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l'AI svela inattesi divari generazionali e globali nell'adozione tecnologica

Diedrich (Cisco): la diffusione della GenAI non è omogenea e nasconde differenze profonde tra generazioni e aree geografiche che alterano il benessere digitale

La diffusione globale dell'Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) maschera profonde disuguaglianze nell'accesso, nell'uso e nella fiducia verso la tecnologia. Una nuova analisi, condotta da Cisco - leader mondiale nel networking e nella sicurezza - in collaborazione con l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ha studiato il rapporto tra i benefici e i rischi dell'AI nel quadro dell'iniziativa Digital Well-being Hub. I risultati mettono in luce divari significativi che determinano chi trae maggior vantaggio dalla GenAI e l'impatto complessivo sulla vita digitale e sul benessere delle persone.

L'adozione dell'AI cambia le mappe globali

Lo studio evidenzia una rottura con le tendenze storiche di adozione tecnologica. Oggi, le persone che vivono in economie emergenti sono i consumatori di contenuti digitali più attivi e utilizzano la GenAI in misura maggiore. Questi paesi, che registrano i più alti tassi di utilizzo, fiducia e interesse per la formazione sull'AI, includono l'India, il Brasile, il Messico e il Sud Africa. Al contrario, i Paesi europei mostrano minore entusiasmo. In Italia, solo il 23% degli utenti è attivo nell'uso della GenAI, e la popolazione manifesta una maggiore incertezza.

Il campione italiano ritiene che l'AI sia utile (totalmente o in parte) nel 53% dei casi, affidabile nel 52% e etica nel 46%. Tuttavia, spicca l'alto numero di persone prive di opinione definita: il 35% non sa dire se l'AI sia utile e il 42% non ha un parere sulla sua eticità. Questa incertezza è spesso legata a una scarsa familiarità: il 68% degli italiani intervistati non ha seguito alcun percorso di formazione per migliorare le proprie capacità di utilizzo della GenAI.

AI, tempo schermo e impatto sul benessere


La ricerca collega l'uso intensivo delle tecnologie al benessere digitale, in particolare nelle economie emergenti, dove le persone trascorrono più tempo davanti agli schermi per attività ricreative e basano maggiormente la socializzazione sul digitale.

Il dato più preoccupante riguarda il tempo trascorso online: lo studio indica che superare le cinque ore di screen time ricreativo quotidiano è associato a una minore soddisfazione personale e a un benessere generale inferiore. Sebbene si tratti di una correlazione e non di un rapporto causale, il focus sul benessere digitale è cruciale. In Italia, il 37% del campione supera questa soglia critica.
«Aumentare le competenze digitali AI nelle economie emergenti non è solo una questione tecnologica, serve a dare a ogni persona la possibilità di costruire il suo futuro. La rapida integrazione dell'AI nella nostra vita quotidiana e nel lavoro richiede di progettare questi strumenti in modo responsabile, con trasparenza, equità e attenzione alla privacy», ha affermato Guy Diedrich, Senior Vice President e Global Innovation Officer di Cisco.


Il divario tra la Generazione AI e gli over 45

Le differenze generazionali nell'adozione dell'AI sono altrettanto evidenti. Gli under 35 sono i più attivi, con oltre il 50% che usa la GenAI regolarmente. Di questi, oltre il 75% dichiara che la tecnologia è utile e quasi la metà della fascia tra i 26 e i 35 anni ha completato una qualche forma di formazione specifica. I più giovani ritengono che l'AI avrà il maggiore impatto nel mondo del lavoro.
Gli over 45 mostrano invece minore utilità percepita e oltre la metà non utilizza affatto l'AI. Tra gli over 55, molti rispondono "non lo so" quando viene chiesta loro l'affidabilità della tecnologia, suggerendo che l'incertezza derivi più dalla scarsa familiarità che da un rifiuto totale.


Queste tendenze si riflettono nitidamente nel panorama italiano. In Italia, l'utilità dell'AI è riconosciuta dall'80% degli under 35. Questa percezione scende al 59% tra i 36 e i 55 anni, e si attesta al 37% per gli over 55. Anche la fiducia varia con l'età: il 76% dei più giovani ritiene l'AI affidabile, mentre tra gli over 55, il 50% "non sa" esprimere un'opinione in merito.
Per mitigare questi divari, Cisco ha formato 26.000 dipendenti sull'AI ed è un membro fondatore dell'AI Workforce Consortium.


Diedrich ha concluso ribadendo che la misura chiave del successo dell'AI non è il tasso di adozione, ma la sua capacità di migliorare le vite di persone di ogni età e provenienza. L'obiettivo della ricerca è stimolare governi e aziende ad agire per colmare i divari di competenze digitali e favorire un futuro in cui l'innovazione e il benessere siano priorità congiunte.

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