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10/12/2025

EDITORIALE


La nuova era del Made in China

Il tempo delle "cinesate" è definitivamente tramontato.
La Cina che conosciamo oggi non è più quella dei prodotti a basso costo e scarsa qualità che hanno caratterizzato gli anni '90 e i primi 2000. Il gigante asiatico ha compiuto una trasformazione radicale, posizionandosi come protagonista indiscusso nei mercati globali con prodotti di eccellenza. Questa metamorfosi non è casuale.
Per decenni, noi occidentali abbiamo progressivamente delocalizzato le nostre produzioni in Cina, attratti dai costi competitivi.
Quella che sembrava una semplice operazione di convenienza economica si è rivelata, involontariamente, un colossale trasferimento di conoscenze e competenze.
I cinesi non si sono limitati a eseguire: hanno osservato, studiato e perfezionato ogni processo produttivo. Oggi la Cina non produce solo quantità, ma qualità certificata.


Dai dispositivi tecnologici all'automotive elettrico, dall'elettronica di consumo ai macchinari industriali, il marchio cinese rappresenta innovazione e affidabilità. Aziende come Huawei, Xiaomi, BYD e DJI competono ad armi pari, se non superiori, con i colossi occidentali, conquistando quote di mercato significative in tutto il mondo.
Il paradosso è evidente: abbiamo insegnato loro a produrre secondo i nostri standard qualitativi, fornito tecnologie avanzate e metodi organizzativi raffinati. Loro hanno assimilato tutto, investendo massicciamente in ricerca e sviluppo, formazione e automazione.
Il risultato? Oggi producono meglio, più velocemente e spesso a costi ancora competitivi. Nel frattempo hanno anche imparato a fare un po' di casini sulle costruzioni come noi, ma è un altro discorso.
Questa evoluzione rappresenta una lezione importante per l'Occidente. Sottovalutare la capacità di apprendimento e miglioramento della Cina è stato un errore strategico.
Il mercato globale ha un nuovo protagonista che non accetta più di essere relegato al ruolo di "fabbrica a basso costo", ma ambisce legittimamente alla leadership tecnologica e qualitativa mondiale.



Ma se lato produzione vediamo la crescita, la Cina inizia a rappresentare un buon motivo di investimenti, tanto che stanno proliferando ETF di ogni tipo, visto che è praticamente impossibile investire direttamente nel paese.
Sono tutti segnali importanti, ma una lettura del libro "The New China Playbook" di Keyu Jin aiuterebbe a comprendere meglio il fenomeno.




Gigi Beltrame


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