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26/11/2025

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Azienda Agricola Giulio Fiamberti, duecento anni di storia e tradizione nell'Oltrepò Pavese - Vinitor Sapiens

Fiamberti (Azienda Agricola Giulio Fiamberti): dopo 200 anni il genetista Giulio valorizza i cru storici, tra cui Buttafuoco Storico Vigna Solenga

"Dopo più di duecento anni di vini siamo qui per ringraziare tutti coloro che ci hannopreceduto e che hanno contribuito a creare tutto questo. Il vino è storia e geografialiquida e non si fa senza terreno e tradizione. Lavoreremo con entusiasmo eattenzione affinché chi beve i nostri vini sappia sempre da dove vengono". Mai frasefu più azzeccata per sintetizzare il senso di storia, di tradizione e di amore per illavoro in vigna di quella che accoglie il visitatore a Canneto Pavese, provincia di Pavia, entrando nella cantina dell'Azienda Agricola Giulio Fiamberti. Chi ciaccoglie è un 50enne, con alle spalle studi di biologia, genetista biomolecolare, il cui DNA alla fine non ha resistito e lo ha portato in vigna in un territorio nel quale la coltivazione della vite è praticata da 2.000 anni.

"I nostri vigneti sono tutti disposti sulla prima fascia collinare delle zone preappenniniche che si affacciano sulla Pianura Padana" ci racconta Giulio. Ognigenerazione della famiglia Fiamberti ha dato il suo contributo alla formazione di unpatrimonio di esperienza e tecnica che ha consentito di valorizzare i cru di proprietà edi lavorare al meglio le uve autoctone dell'Oltrepò Pavese: croatina, barbera, uva rarae ughetta di Canneto. "La Vigna Solenga, acquisita nel 1814, è stata ampliata nelcorso del tempo ed è ora la culla delle uve dell'omonimo Buttafuoco Storico. Altravigna storica è La Sacca, divisa fra il Bricco della Sacca, nella quale nasce il Bonarda, e la Sacca del Prete, secondo cru di Buttafuoco Storico. Infine, la Vigna Costa Paradiso, che dà origine al delicato Sangue di Giuda" prosegue.

La famiglia ha radici ben solide nella storia del vino e del territorio. Nel 1909, alla morte di Giuseppe Fiamberti, la famiglia possedeva già i cru Solenga, Varesella, Caccialupo, Montebruciato e Peloni tra i comuni di Stradella e di Canneto Pavese,nuovo nome di Montù de Gabbi, introdotto nel 1886. A inizio Novecento, Ambrogio Fiamberti e il figlio Pietro si scontrano con le difficoltà dell'epidemia di fillossera della vite, che depauperò il patrimonio viticolo della zona, e con la tragedia della Prima Guerra Mondiale. Già negli anni Venti, tuttavia, il vino Fiamberti era venduto in Svizzera, mentre negli anni Trenta si ricominciò a imbottigliare. Pietro dovette affrontare anche la Seconda Guerra Mondiale e le difficoltà di una regione che vide la fine delle ostilità per ultima.

Nel secondo dopoguerra fu Giuseppe Fiamberti, figlio di Pietro, a creare il marchio aziendale e ad aumentare sia la parte fondiaria, acquistando la Costa Paradiso, il Chiozzo e la Sacca Bassa, sia la struttura commerciale. Dal 1957 al 1964, quindi, i Fiamberti presero in affitto l'antica Cantina Sociale di Canneto Pavese, edificio del primo Novecento, fino a quando fu terminata la nuova grande cantina in zona Chiozzo. Con l'ingresso in azienda di Ambrogio, figlio di Giuseppe, entrano in produzione il primo Metodo Classico (1976) e la prima Bonarda rifermentata in autoclave (1977).

Nel 1980 viene ristilizzata la linea di spumanti Metodo Charmat e Metodo Classico con nuove etichette più accattivanti. Nel 1985 Ambrogio lancia con notevole successo la linea Prestige/Le Vigne, identificando alla francese i vini con il nome della vigna d'origine. In questi anni, l'azienda intensifica la sua partecipazione a fiere e concorsi nazionali e internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti, e diventa presenza costante sulle guide di settore. Nel 1996 Ambrogio è tra i fondatori del Club del Buttafuoco Storico, associazione nata per valorizzare e promuovere il Buttafuoco. L'azienda partecipa con il Vigna Solenga. Sempre negli anni Novanta viene acquistata la vigna Sacca del Prete e viene ristrutturata la cascina Caristoro, dotandola di una moderna cantina di invecchiamento e di una sala di degustazione.


Alla fine degli anni Novanta, Giulio, figlio di Ambrogio, entra in azienda, dando via via un contributo sempre maggiore. Il 2007 è un anno cruciale per l'azienda: cambio della ragione sociale in Azienda agricola Giulio Fiamberti che segna il passaggio di consegne. "Aderiamo al progetto Cruasé del Consorzio, lanciato nel 2007 incoincidenza con l'assegnazione della DOCG al Metodo Classico dell'Oltrepò Pavese e, soprattutto, produciamo la prima annata del Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete, dall'omonima vigna acquistata nel 1994" ricorda Giulio. Il marchio aziendale viene ristilizzato, semplificandolo, e vengono riorganizzate le linee dei prodotti, con il lancio della linea La Famiglia in esclusiva per il canale Horeca. Nel 2020 viene rinnovata la linea del Metodo Classico, con il lancio del Caristoro Extra Brut e del Caristoro Rosé Brut. "Come tutti i passaggi generazionali il confronto, a volte anche deciso, aiuta a definire gli obiettivi e, tutti insieme, a lavorare per conseguirli" sottolinea Giulio. "Oggi coltiviamo circa 20 ettari e la nostra produzione tocca mediamente le 150mila bottiglie. Il 10% va all'estero (prevalentemente Stati Uniti, Germania e Polonia), mentre la grande maggioranza è venduta in Italia attraverso il canale HORECA e un selezionatissimo numero di enoteche entro la GDO" ricorda.


(Giulio)

Tra le etichette prodotte, tutte di pregevole qualità, meritano una menzione speciale i due Buttafuoco Storico, Vigna Solenga e Vigna Sacca del Prete, rossi fermi dainvecchiamento, il Caristoro Extra Brut, un Metodo Classico da pinot nero in purezza e la Bonarda frizzante La briccona, perfetta con il salame di Varzi DOP. Altra gloria oltrepadana, ma anche su un classico risotto alla milanese con ossobuco. "Per me è stato scontato dedicare questo vino a mia nonna Ernesta, per tutti Tina. Una roccia, una certezza, ma anche una persona aperta e gioviale" ricorda Giulio.


In un mercato che sconta nuovi modelli di consumo e gli effetti di politiche scellerate sul fronte dei dazi, il futuro di questo autentico gioiello italiano è ben tracciato. "Vogliamo conciliare la sostenibilità nei suoi diversi aspetti, sociale, economico e ambientale, senza perdere di vista la tradizione che è sempre stata una delle leve di crescita della nostra cantina" conclude.

 


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