La generazione Z preferisce lavorare da sola: l'impatto sulla collaborazione aziendale
Papotti (Robert Walters): i giovani professionisti ridefiniscono il teamwork, ma le aziende devono imparare a sfruttare il loro potenziale tecnologico e innovativo
I giovani professionisti della Generazione Z stanno ridefinendo i paradigmi del lavoro di squadra. Un recente sondaggio condotto dalla società di recruiting Robert Walters ha rivelato che quasi la metà (49%) dei lavoratori più giovani dichiara di essere più produttiva operando in autonomia, mentre oltre un terzo (37%) afferma di non apprezzare il lavoro di gruppo tradizionale. Questa marcata tendenza a prediligere l'indipendenza ha un impatto diretto sull'ambiente aziendale: il 62% dei manager intervistati conferma che la collaborazione interna risulta rallentata. Le principali criticità riscontrate, secondo i dirigenti, riguardano le carenze nella comunicazione (41%), nel team working (33%) e nel pensiero critico (21%).
In un panorama lavorativo sempre più ibrido, che vede la convivenza di diverse generazioni, l'urgenza per le imprese è trovare strategie per una cooperazione efficace, colmando i divari anagrafici. "È ingiusto concentrarsi solo su ciò che non funziona: i giovani lavoratori detengono qualità uniche, modellate da un contesto tecnologico e sociale senza precedenti", afferma Walter Papotti, Country Director di Robert Walters Italia. Secondo Papotti, "la Generazione Z ha il potenziale per innovare radicalmente il modo di fare impresa, ma le aziende rischiano di restare indietro se non imparano a riconoscere e valorizzare le peculiarità di questa generazione".
Nonostante la loro innegabile affinità con la tecnologia, le limitate abilità interpersonali della Generazione Z ostacolano lo sfruttamento del loro pieno potenziale, secondo quanto riportato da un terzo dei manager. Tuttavia, i giovani professionisti dimostrano una notevole naturalezza nell'uso degli strumenti digitali di comunicazione, dalle piattaforme di collaborazione alle videochiamate, un aspetto che colpisce positivamente il 40% dei dirigenti.
"Questa padronanza digitale è considerata un enorme vantaggio nel contesto del lavoro automatizzato e remoto", spiega Papotti. "Ciononostante, per costruire una collaborazione intergenerazionale solida e produttiva, è cruciale potenziare le loro capacità di comunicazione e di lavoro di squadra".
I conflitti generazionali legati alle diverse metodologie di lavoro rappresentano un rischio concreto per la retention del personale. Un'indagine D&I (Diversity & Inclusion) di Robert Walters ha evidenziato che lo scontro sulle modalità operative è uno dei motivi principali che spinge circa un quarto dei dipendenti a lasciare l'azienda.
Per affrontare questa sfida e integrare al meglio i talenti della Gen Z, la società di recruiting ha stilato una serie di raccomandazioni chiave:
- Trovare il giusto equilibrio tra flessibilità e connessione. Lo smart working resta un vantaggio competitivo, ma la sua efficacia dipende dalla capacità di mantenere connessioni umane reali. È consigliabile promuovere alcuni momenti di confronto in presenza per rafforzare la collaborazione intergenerazionale e favorire lo sviluppo delle soft skills, senza rinunciare alla flessibilità che la Gen Z considera un valore irrinunciabile.
- Investire nelle soft skills. Integrare sin dalla fase di onboarding percorsi formativi su leadership, problem solving e comunicazione, coinvolgendo attivamente i lavoratori senior nel ruolo di mentor.
- Mentorship e collaborazione intergenerazionale. Creare programmi strutturati che facilitino lo scambio di esperienze e conoscenze tra le diverse fasce di età presenti in azienda.
- Feedback costruttivo e continuo. I confronti regolari e concreti sulle competenze trasversali sono essenziali per aiutare i giovani professionisti a crescere con consapevolezza.
- Leader empatici e strategici. Le aziende necessitano di manager capaci di comprendere le esigenze specifiche di generazioni diverse, unendo visione strategica e sensibilità per costruire team coesi e produttivi.
