Economia globale, la resilienza sorprende: dazi e instabilità le nuove sfide
De Martinis (Coface): la capacità di anticipare i segnali di vulnerabilità e di adottare strategie di mitigazione rapide sarà determinante per preservare competitività e continuità operativa
L'economia mondiale continua a mostrare una sorprendente resilienza, nonostante l'intensificarsi degli accordi commerciali e l'aumento progressivo dei dazi statunitensi. Attualmente, il tasso medio dei dazi imposti dagli Stati Uniti si aggira intorno al 18%, un valore significativamente superiore al 2,5% registrato durante l'amministrazione Biden. Questo avviene dopo un picco del 36% osservato subito dopo il Liberation Day. Le imprese globali hanno dimostrato capacità di adattamento, riorientando le strategie e assorbendo gli shock. L'economia degli Stati Uniti, in particolare, beneficia di forti investimenti nell'intelligenza artificiale (AI). Tuttavia, negli USA emergono i primi segnali di rallentamento che riguardano attività, occupazione e inflazione, indicando una graduale trasmissione degli effetti negativi delle misure doganali all'intera macroeconomia.
Coface prevede una crescita mondiale del +2,6% nel 2025, una revisione leggermente al rialzo, seguita da un +2,4% nel 2026. Gli Stati Uniti mantengono una performance superiore alle attese, grazie soprattutto alla robusta domanda interna. La Cina, invece, dovrebbe proseguire il suo rallentamento, mentre l'Area euro è attesa in stagnazione, pur con la prospettiva di un (leggero) rimbalzo per la Germania. Le pressioni inflazionistiche rimangono contenute in un contesto di rallentamento globale e di calo dei prezzi delle materie prime, sia energetiche che alimentari. Sussiste tuttavia incertezza sull'andamento dell'inflazione negli USA, che potrebbe attestarsi intorno al 4% tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026. Sul fronte delle banche centrali, a settembre la Federal Reserve (Fed) ha avviato un nuovo ciclo di riduzione dei tassi di interesse, mentre la Banca Centrale Europea (BCE) ha probabilmente concluso il proprio, mantenendo il tasso sui depositi al 2%, a meno di un significativo peggioramento dell'attività economica.
A livello regionale, l'India registra una crescita notevole, pari al +7,6% nel primo semestre. Anche la Polonia mantiene una dinamica solida con un +3,4%, e l'Africa vede migliorare le sue prospettive con una previsione di +4,1% nel 2025. Ciononostante, la congiuntura economica globale resta incerta a causa dei rischi di escalation geopolitica e degli effetti di eventuali consolidamenti di bilancio.
Un segnale preoccupante è l'aumento delle insolvenze aziendali, che continueranno a crescere nel 2025. L'indice globale relativo alle economie avanzate mostra un incremento del 4% rispetto al 2024. Gli aumenti più significativi sono previsti in Europa (+11%) e nell'Asia-Pacifico (+12%), mentre il Nord America si mantiene stabile. Sebbene una riduzione dei tassi di interesse e un allentamento delle condizioni di accesso al credito possano offrire un respiro nel 2026, il trend attuale evidenzia la fragilità delle imprese, esposte a costi elevati e a una domanda incerta.
Il rischio politico e sociale ha raggiunto un nuovo record. L'indice di Coface per il rischio sociale e politico si attesta al 41,1%, superando il picco registrato durante la pandemia. Questo conferma come il rischio politico sia diventato un parametro chiave e strutturale nell'analisi dell'economia mondiale. I principali conflitti persistono, e le tensioni interne si intensificano, in particolare in Africa (come in Burkina Faso e Niger), in Pakistan e in Libano. Gli Stati Uniti mostrano il maggiore incremento di rischio, attribuibile a una crescente fragilità istituzionale e all'ascesa del populismo. In Europa, la Francia in particolare sta affrontando una crisi politica grave e senza precedenti. Questo scenario impone alle imprese una maggiore cautela e un adattamento continuo delle loro strategie.
Il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC - Gulf Cooperation Council) emerge come una delle regioni più dinamiche, spinta da una rapida diversificazione economica. Il settore non petrolifero rappresenta quasi il 70% del Prodotto Interno Lordo (PIL) alla fine del 2024. La crescita del GCC è prevista al 3,8% nel 2025 e al 4% nel 2026, sostenuta dalla domanda interna e da interventi pubblici significativi, come l'iniziativa Vision 2030 in Arabia Saudita. Gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita attraggono flussi record di investimenti diretti esteri (rispettivamente 46 e 32 miliardi di dollari nel 2024), rafforzando la loro integrazione nelle catene del valore globali. Tuttavia, permane una dipendenza dagli idrocarburi: un calo prolungato dei prezzi del petrolio potrebbe indebolire i bilanci e ritardare la realizzazione di alcuni importanti progetti.
"I risultati della nostra Risk Review di ottobre confermano che la resilienza mostrata finora dall'economia mondiale si accompagna a una crescente complessità dei rischi". Lo ha commentato Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa di Coface. "Le imprese devono oggi gestire non solo le conseguenze economiche dei dazi e delle tensioni commerciali, ma anche l'instabilità politica e sociale che sta diventando una costante in molti Paesi. In questo scenario, la capacità di anticipare i segnali di vulnerabilità e di adottare strategie di mitigazione rapide sarà determinante per preservare competitività e continuità operativa".
