Raína, l'eccellenza biodinamica in Umbria: La storia di Francesco Mariani - Vinitor Sapiens
Mariani (Raína): la sostenibilità e la scelta di certificare i vini come IGT Umbria per 80mila bottiglie
Siamo in uno dei punti più suggestivi e intatti dell'Umbria, terra che con il tempo va affermandosi anche nel settore vitivinicolo. Francesco Mariani, classe 1978, nasce come cuoco e, con il tempo, si converte alla vigna, spinto anche dall'aver vissuto da piccolo in una famiglia dove il padre possedeva una cantina.
"Produco vini da agricoltura biodinamica insieme all'amico e collaboratore Andrea Mattioli" ci spiega Francesco. "Raína era il soprannome del contadino che prima di noi coltivava queste terre. Richiamandolo ho voluto mantenere vivo il legame con il passato".

La cantina Raína nasce nel 2002. I vigneti, 10 ettari impiantati tra il 2002 e il 2008, sono posti ad una quota compresa tra 220 e 300 metri sul livello del mare. Il suolo che li compone è di medio impasto, ricco di scheletro. L'esposizione è principalmente a sud-est. "Nelle nostre vigne coltiviamo Sagrantino, Sangiovese, Montepulciano, Merlot, Syrah, Grechetto e Trebbiano Spoletino. Nel 2022 abbiamo deciso di uscire dal circuito delle DOC per cui tutti i nostri vini sono volutamente certificati come IGT Umbria", ricorda Mariani.
Dal 2012 da Raína si pratica l'agricoltura biodinamica. "Il vignaiolo, secondo noi, ha innanzitutto il compito di custodire la terra che lo ospita. Egli deve puntare a mantenere nel tempo la ricchezza del suolo da cui trae i frutti del suo lavoro, senza sfruttarlo passivamente per mere ragioni economiche, né impoverendolo progressivamente con l'uso della chimica. In tale ottica, la biodinamica è secondo noi la sola via possibile", aggiunge Mariani.
Una delle leve di questo progetto è certamente la sostenibilità. Ci spiega Francesco: "Cerchiamo di valorizzare al meglio l'ambiente che ci ospita, non di sfruttarlo passivamente, garantendo la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali. Questo progetto di sostenibilità ambientale non interessa solo la campagna ma anche la cantina, fornita di pannelli fotovoltaici che ci garantiscono il 70% dell'energia utilizzata in azienda. Il restante 30% ci viene fornito da Multiutility e proviene da centrali idroelettriche. Il nostro fabbisogno di acqua calda è prodotto dal sole attraverso pannelli solari, i nostri ambienti sono riscaldati con caldaia a biomassa. Gli scarichi di vinificazione della cantina sono smaltiti grazie ad un moderno impianto di depurazione a fanghi attivi. L'acqua di cui abbiamo bisogno per i lavori in cantina proviene dal nostro pozzo, quella che usiamo per annaffiare dalla risorgiva interna all'azienda: la "Peschiera di Pacino".
Inizialmente si vendevano le uve e solo a partire dal 2007 si è iniziato a produrre in bottiglia. "La nostra capacità è di circa 80mila bottiglie, di cui tradizionalmente il 50% andava all'estero. Negli ultimi anni questa percentuale si è assestata al 30% anche se presidiamo i mercati che ci offrono le migliori potenzialità di crescita, penso agli Stati Uniti, Giappone, Australia, Cina e Canada" racconta Mariani. Distribuzione che in Italia viene curata da piccoli distributori, enoteche selezionate e i migliori ristoranti. 10 le etichette che Raína propone, i cui nomi sono ricollegati ai singoli appezzamenti e a qualche personaggio. "Rosso della Gobba richiama alla memoria la moglie di un contadino che possedeva prima di noi la vigna. In generale come immagine utilizziamo l'albero, in diverse forme, con le radici in evidenza e la chioma che punta verso il cosmo, in ossequio alla scelta biodinamica che abbiamo fatto anni fa" chiosa Mariani.

Tra le etichette più suggestive merita ricordare Campo di Colonnello, a base di Trebbiano Spoletino, un vitigno autoctono, il Vermouth Numero Uno, il primo in assoluto ottenuto da uve autoctone umbre prodotto dal 2016 e il citato Rosso della Gobba.
Per il futuro prossimo la crescita non avverrà attraverso un allargamento degli ettari di vigna coltivata, ma sempre e soltanto attraverso la ricerca della massima qualità. "La nostra collocazione ci permette di intercettare una parte di potenziali clienti che visitano Umbria, Toscana ed alto Lazio. Ed è a questi che guardiamo, proponendo una cucina, che seguo anche io, molto curata e centrata sulla tradizione e i sapori del territorio". Senza perdere di vista il pubblico dei giovani. Che debbono imparare a conoscere e gustare i prodotti del territorio. Vino e Vermouth compresi.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione