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22/10/2025

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Il divario del welfare aziendale che l'Italia non vede: un grande gap

Perfumo (Eudaimon): il welfare aziendale italiano mostra un grande gap, minacciando motivazione e competitività dei dipendenti

Un marcato divario tra le attese dei lavoratori e le proposte aziendali emerge chiaramente, minacciando la motivazione, la fiducia e la competitività del personale. Questa profonda frattura, denominata Il Grande Gap dal Great Employee Benefits Study (GEBS 2025), rivela una significativa disconnessione nel welfare aziendale. Mentre il 77% delle aziende si dichiara convinto di offrire soluzioni efficaci, solo il 54% dei dipendenti percepisce la reale utilità e si dichiara soddisfatto.
Il senso di coinvolgimento dei lavoratori nel proprio impiego in Italia raggiunge appena il 65%. Questo dato colloca il Paese in una posizione arretrata rispetto ad altre nazioni europee:

- In Germania l'engagement si attesta al 77%;

- Nel Regno Unito raggiunge l'88%;

- Nei Paesi nordici come Svezia e Finlandia si attesta al 91%;

- Anche i Paesi Bassi registrano un livello elevato, con il 90% dei lavoratori attivamente coinvolti.

Il GEBS 2025, curato dal gruppo Epassi (leader europeo nelle soluzioni digitali per gli employee benefit) in collaborazione con Pole Star Advisory e l'Aalto University School of Business, ha ampliato la sua analisi europea dopo l'acquisizione dell'italiana Eudaimon nel 2023. Lo studio ha coinvolto un campione di 6.000 dipendenti e 1.435 dirigenti e HR di aziende con oltre 50 dipendenti, offrendo una fotografia chiara di questa disparità.
L'analisi va oltre la semplice offerta di welfare, esplorando l'engagement emotivo e professionale dei dipendenti. Circa il 35% dei lavoratori italiani, secondo il report, considera i benefit disponibili inutili o non li utilizza affatto. Sorprendentemente, solo il 3% delle aziende riconosce apertamente tale problematica.

L'Italia evidenzia un ritardo anche nell'adozione di strategie mirate a migliorare l'esperienza dei collaboratori: solo il 38% dei datori di lavoro italiani implementa misure efficaci in tal senso. Questo dato contrasta nettamente con il 61% del Regno Unito e il 66% dei Paesi Bassi, dove il benessere e la soddisfazione dei dipendenti sono pilastri centrali delle politiche aziendali. Parallelamente, la percezione dei lavoratori italiani riguardo agli sforzi compiuti dalle aziende è tra le più basse in Europa: appena il 32% nota miglioramenti concreti nella propria esperienza lavorativa, contro il 58% nel Regno Unito e il 62% nei Paesi Bassi. Ciò suggerisce che, in Italia, gli investimenti nel welfare non solo sono inferiori, ma risultano spesso poco visibili o inefficaci.

Per Alberto Perfumo, CEO di Eudaimon e parte del gruppo Epassi, "colmare il grande gap significa ripensare il ruolo dell'impresa nella vita delle persone, passando da erogatore di servizi a partner di benessere." Perfumo sottolinea che "aziende e individui spesso non parlano la stessa lingua: mentre le prime ragionano in termini di benefit e performance, le seconde esprimono bisogni, emozioni e aspettative che non sempre trovano spazio nei modelli organizzativi tradizionali. Se il welfare non parla la lingua della vita quotidiana, non genera valore. E se non genera valore, diventa invisibile.";

Secondo Elisa Terraneo, marketing manager di Eudaimon, "oggi il welfare aziendale non può più essere pensato come una somma di benefit scollegati, ma come un ecosistema integrato, capace di generare valore reale per le persone." Terraneo conclude che "ogni iniziativa, ogni servizio, ogni attenzione deve inserirsi in un disegno più ampio, dove il benessere non è un obiettivo a margine, ma il cuore pulsante della strategia aziendale. È in questa visione sistemica che il welfare evolve: da accessorio a leva di trasformazione culturale." .


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