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22/10/2025

marketing

Sostenibilità: l'industria di marca sotto esame dei consumatori

Secondo un'indagine Centromarca, gli italiani considerano un imperativo etico gli investimenti sostenibili del comparto nonostante le tensioni geopolitiche

Nonostante le complesse dinamiche geopolitiche ed economiche generino apprensione, una significativa quota di italiani, il 72%, ritiene che l'Industria di Marca grocery abbia una "responsabilità etica imprescindibile" nel mantenere gli investimenti per lo sviluppo sostenibile. Questo dato emerge da una ricerca condotta da Centromarca, presentata all'Università Bocconi di Milano nell'ambito del Salone della Csr e dell’Innovazione. Gli ambiti più attesi per queste iniziative sono quelli ambientali, con un indice di priorità del 43%, seguiti dalle azioni sociali (31%) ed economiche (25%).

L'indagine, realizzata da SWG nel mese di luglio su un campione di 2.012 soggetti maggiorenni, rivela che il 69% degli intervistati percepisce la sostenibilità come un potenziale vantaggio competitivo per i marchi, a patto che sia ben interpretata e comunicata. L'impegno più evidente per i consumatori è quello ambientale, indicato dal 38% del campione, rispetto al 28% per l'ambito sociale e al 22% per gli aspetti economici.
Riguardo alla serietà dell'impegno delle Industrie di Marca, il 28% dei consumatori ritiene che lo documentino in modo concreto. Tuttavia, il 44% lo considera principalmente una strategia di marketing per ottenere vantaggi competitivi, mentre il restante 28% lo vede come una scelta aziendale necessaria per rimanere nel mercato. La fiducia nella comunicazione sostenibile varia: il 54% dichiara diversi livelli di credibilità a seconda dell'azienda, il 31% la etichetta come puro marketing e il 15% la prende in considerazione solo se supportata da dati o enti terzi. La reputazione aziendale, costruita su trasparenza e coerenza, gioca un ruolo fondamentale in questo rapporto fiduciario.

Per veicolare i messaggi di sostenibilità, il 52% degli intervistati suggerisce l'uso dei media tradizionali (tv, radio, quotidiani), mentre il 37% indica i media digitali e il 54% preferisce attività come sponsorizzazioni, eventi e conferenze. I contenuti richiesti dai consumatori sono meno slogan e più elementi concreti e verificabili (37%), una spiegazione semplice degli effetti degli interventi sullo sviluppo sostenibile (30%) e l'integrazione di informazioni aziendali con dati e verifiche indipendenti (27%). Vi è anche la richiesta di evidenziare limiti e difficoltà dei progetti (26%).

I consumatori chiedono alle Industrie di Marca una comunicazione che dia conto di investimenti e attività specifiche. Ad esempio, nella tutela dell'ambiente, le azioni premianti includono la riduzione del consumo di risorse naturali ed energia lungo la filiera, la progettazione di prodotti a minore impatto ambientale, gli investimenti in energia pulita e l'introduzione di packaging sostenibile. In ambito economico, le richieste si focalizzano sul reinvestimento di parte degli utili sui territori di operazione, sull'equa remunerazione lungo la filiera, sull'accesso ai prodotti sostenibili per i redditi bassi e sulla trasparenza dei processi produttivi. Sul fronte sociale, infine, si evidenziano investimenti per l'inclusione e il rispetto dei diritti, la promozione di lavoro stabile e di qualità, la formazione dei giovani, l'eliminazione delle discriminazioni di genere e la salute nei luoghi di lavoro.


La ricerca sottolinea l'importanza per le imprese italiane di migliorare l'efficacia della comunicazione sulla sostenibilità, dato che per il 47% delle persone intervistate la gestione della sostenibilità nei dibattiti e sui media è più propaganda che impegno reale. Il termine "sostenibilità" stesso è percepito dal 55% del campione come "abusato", pur mantenendo un certo valore; il 10% lo considera "privo di reale valore" e solo per il 27% "è usato correttamente e rappresenta un valore concreto e necessario".
I consumatori incontrano anche difficoltà nell'adottare comportamenti sostenibili a livello personale: il 18% afferma di sapere cosa fare ma di non riuscirci sempre, e il 38% vorrebbe fare di più ma non dispone di risorse economiche adeguate. Un altro 33% esprime scarsa fiducia nelle informazioni in etichetta e nelle promesse "green", unita alla convinzione che le scelte personali non facciano la differenza e alla percezione di complessità nelle scelte sostenibili. Nella scelta tra un articolo più economico e meno sostenibile e uno più costoso ma sostenibile, il 59% risponde che "dipende dalla situazione e da quanto la differenza di prezzo è significativa"; il 15% opta per prodotti più economici e il 22% ricerca sempre il prodotto sostenibile, anche se più costoso.


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