Il rally dei "Magnificent 7" spinge l'S&P 500: quanto è sostenibile la valutazione attuale? | BusinessCommunity.it
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15/10/2025

economia

Il rally dei "Magnificent 7" spinge l'S&P 500: quanto è sostenibile la valutazione attuale?

Bienvenu (LFDE): due ombre si profilano però in un quadro quasi idilliaco. L'occupazione, innanzitutto, molto meno dinamica o addirittura in calo, e il ristallo del settore immobiliare

Quasi ogni giorno le azioni globali segnano un nuovo record mentre alcuni titoli emblematici, come NVIDIA con i suoi +1411% in 3 anni in dollari, ovvero 147% all'anno, registrano dei progressi stratosferici. Come non porsi il quesito borsistico per antonomasia: siamo in una bolla? E soprattutto, il mercato azionario è eccessivamente costoso?
Risposta: sì, ma un motivo c'è. "Sì", perché il prezzo delle azioni rapportato agli utili attesi per il prossimo anno, l'attuale livello dell'indice S&P 500, pari a circa 22 volte gli utili secondo il consenso Bloomberg, è di gran lunga superiore a quello della media a lungo termine, attestata attorno a 16. È vero che buona parte di questa sopravvalutazione è dovuta ai titoli americani più brillanti. L'indice che li raggruppa, chiamato "Magnificent 7", scambia a 37 volte gli utili e NVIDIA arriva addirittura a 48. Ma la crescita degli utili di questo gruppo è eccezionale e le sue prospettive sono splendide, giustificando in questo modo una forte sopravvalutazione.

Un altro modo per valutare l'opportunità di investire in azioni è il "premio di rischio azionario", che rappresenta il rendimento aggiuntivo atteso delle azioni rispetto ai titoli di Stato, attualmente vicino allo zero! Non solo gli indici azionari sono costosi ma le obbligazioni americane offrono anch'esse un rendimento nominale apprezzabile: 3,60% a 1 anno.

In Europa, la risposta è molto diversa


Le azioni sono certamente un po' più costose rispetto alla media a lungo termine - circa 15 volte gli utili attesi per azione per l'Euro Stoxx 50, contro una media vicina a 13 - ma la situazione non si può definire estrema.
La seconda parte della risposta è però altrettanto importante: "un motivo c'è". Dal punto di vista borsistico almeno, sono molte le buone notizie provenienti dagli Stati Uniti.  Secondo il consenso Bloomberg, la crescita del PIL prevista per il 2025 e il 2026 è stata continuamente rivista al rialzo dall'estate e si attesta attualmente attorno all'1,8%, grazie in buona parte al settore tecnologico. Anche gli indici classici del sentiment degli industriali sono in fase di espansione, con la sola eccezione dell'ISM manifatturiero. L'indice di fiducia delle PMI - superiore a 100 - è elevato, cui si aggiunge un costo del petrolio molto accessibile, vicino mediamente a 65 dollari da un anno. Per giunta, un dollaro più basso favorisce le aziende esportatrici. Infine, nonostante gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi, i consumi globali, tranne per la fascia di popolazione a basso reddito, vanno bene.

Due ombre si profilano però in questo quadro quasi idilliaco. L'occupazione, innanzitutto, molto meno dinamica o addirittura in calo, e il ristallo del settore immobiliare a causa soprattutto dei tassi dei mutui ipotecari molto elevati. Ma l'occupazione sta vivendo una situazione particolare. Se la creazione di posti di lavoro è certamente bassa, o addirittura preceduta dal segno meno, lo è altrettanto la domanda di lavoro. Ne consegue un tasso di disoccupazione in leggero aumento soltanto, attestata a un livello piuttosto basso: 4,3%. Quanto al settore immobiliare, ci si può aspettare una ripresa visto il taglio recente dei tassi da parte della Federal Reserve.
Non è quindi facile fornire una risposta semplice o immediata al quesito della bolla speculativa. Una breve panoramica però dei parametri abituali suggerisce che, sebbene il mercato sia certamente costoso, lo è per motivi giusti. Da questo punto di vista, la sua valutazione non sembra particolarmente preoccupante, almeno finché durano le attuali tendenze economiche.

Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l'Échiquier

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