Mario Pietrunti (BNP Paribas AM): asset class e opportunità per generare valore ai tempi della volatilità | BusinessCommunity.it
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01/10/2025

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Mario Pietrunti (BNP Paribas AM): asset class e opportunità per generare valore ai tempi della volatilità

L'economia globale è sorprendentemente resiliente agli shock, mentre l'Europa mostra segnali incoraggianti

Uno sguardo attento ai mercati globali con Mario Pietrunti, Senior European Economist di BNP Paribas Asset Management. Dopo le esperienze in Morgan Stanley a Londra, dove sbrogliava i rebus della BCE, fino ai lunghi anni nella ricerca di Banca d'Italia, Pietrunti ha sempre coltivato una passione nell'analisi dei mercati. Abbiamo cercato di capire come si possa, in una situazione ingarbugliata come quella attuale, andare a cercare "valore" e per capire se l'Europa può davvero tornare protagonista.

Viviamo un momento di mercato molto particolare.


Sul mercato si percepisce un cambio di rotta sostanzialmente epocale. C'è una grande discussione su temi geopolitici come non c'è mai stata negli ultimi tempi. Si percepisce un cambio di rotta proprio a livello geopolitico e anche economico. Però è difficile tradurre questo in azioni sui mercati o in strategie di investimento, proprio perché stiamo cambiando, se vuoi, lo schema di gioco. Di conseguenza, i mercati sono un po' in una fase di adattamento e stanno cercando di capire qual è la reazione migliore di fronte a un contesto che sta cambiando in maniera drastica.

Giornalisticamente piace raccontare questo fase come "l'economia dell'incertezza", ma in realtà, i mercati sembrano essere quasi resilienti a tutti questi eventi.

Questo è verissimo. Secondo me, c'è un doppio livello di incertezza. Uno a livello di incertezza geopolitica, ovvero su che tipo di sistema mondiale stiamo andando. Non mi sembra eccessivo parlare di un nuovo ordine economico e anche geopolitico. Su questo, c'è un ulteriore livello di incertezza, che è quello dei mercati. Se pensiamo a quello che è successo da inizio anno, ci sono state tante sorprese. Quando Trump si è insediato, tutti pensavano che il dollaro si sarebbe apprezzato con i dazi, e invece si è deprezzato. Poi, si pensava che i rischi legati alla politica fiscale di Trump e gli attacchi alla Fed avrebbero portato a un sell-off sui bond. Questo c'è stato, ma è stato molto più limitato del previsto. E poi c'è l'azionario che, in questo contesto estremamente incerto, continua a rafforzarsi, e questa forse è la sorpresa maggiore. Non è facile per gli investitori tradurre queste trasformazioni in strategie di investimento e questo porta i mercati a trascinarsi su dei trend che si erano consolidati da prima. Chiaramente, il rischio è che a un certo punto ci possa essere un cambiamento di rotta abbastanza importante nei mercati, ma l'incertezza rimane elevata. Anche quello che prima era prevedibile non lo è più, come le mosse delle banche centrali, i dividendi, o le trimestrali che le grandi aziende big tech riescono sempre a battere le stime. Tutto questo aumenta questa fase dove non riusciamo a capire se siamo quasi in una bolla o nel mercato reale.

Anche quello che prima era prevedibile non lo è più, come le mosse delle banche centrali, i dividendi, o le trimestrali che le grandi aziende big tech riescono sempre a battere le stime. Tutto questo aumenta questa fase dove non riusciamo a capire se siamo quasi in una bolla o nel mercato reale.

Il tema sostanzialmente, leggibile sia sui mercati finanziari che sui dati economici, è questo concetto di resilienza. Non abbiamo avuto, anche allargando lo sguardo dal Covid in poi, soprattutto in Europa nessuna recessione dal 2022! Eppure, abbiamo avuto degli shock, ognuno dei quali di per sé ha fatto prevedere a chiunque che una recessione sarebbe seguita. Invece non è seguita. Quindi c'è una resilienza di fondo dell'economia, e anche delle filiere globali di valore che stanno tenendo. Questo a sua volta dà una certa fiducia anche ai mercati. Ci sono dei fondamentali che sono più resistenti del previsto, e questo fa buon gioco sui mercati.

Gli investitori sono sempre alla ricerca del valore all'interno di un portafoglio, ma questo è sempre più differenziato.

C'è una ricerca di valore non solo in termini di ampliamento delle asset class, le crypto-valute per esempio, ma anche qui la situazione si sta normalizzando. C'è un tema di differenziazione geografica. Per fare un esempio, l'Europa oggi si sta muovendo in maniera importante. Come economista, ma anche come cittadino, mi sembra evidente il cambio di passo e non ho mai visto così tanto interesse sull'Europa nella mia carriera. Questo si può leggere in positivo, perché ci sono dei segnali dall'Europa molto incoraggianti, ma anche in negativo, nel senso di un allontanamento da alcuni mercati che erano tradizionalmente quelli di riferimento, e ovviamente mi riferisco agli Stati Uniti. Quindi il paradigma sta cambiando su più dimensioni.


E sta cambiando ovviamente la gestione del rischio. 

Mi ripeto, perché secondo me è legato a una difficoltà di leggere i fondamentali in questo contesto di incertezza. È difficile ipotizzare, per usare un linguaggio tecnico, una funzione di reazione ottimale in questo contesto. È chiaro che le sorprese ci sono state e continueremo ad averle inevitabilmente, perché stiamo imparando, in qualche modo, a navigare in questo nuovo contesto.

Quando si investe, guardiamo le borse e gli indici, sembra tutto molto facile. Ma le aziende vivono in un ecosistema fatto di filiere lunghe che stanno cambiando a loro volta. Come si individuano le aree che offrono opportunità?


 Quello che mi sorprende è ancora una volta questa resilienza dell'economia globale di fronte agli shock anche in questo senso. Questo è un fattore chiaramente positivo che ci suggerisce che questi ecosistemi sono diventati molto più agili e sempre più in grado di adattarsi ai mutamenti del contesto. Questa, però, è una sfida ulteriore per gli investitori, perché occorre muoversi più rapidamente per cercare le opportunità che si creano. L'esempio evidente è quello dell'incremento degli scambi commerciali all'interno del continente asiatico dopo i dazi di Trump. Lì ci sono delle opportunità che, soprattutto per l'investitore occidentale, non sono così evidenti, ma è chiaro che esistono e che possono generare importanti guadagni.


Chiudiamo con il ruolo delle banche centrali.

Posso dire che in tutta questa incertezza, le banche centrali in qualche modo stanno facendo la loro parte di ridurre i rischi. Infatti, stanno mandando dei segnali che sono abbastanza chiari di un ulteriore allentamento e quindi un ulteriore taglio sia in Europa che negli Stati Uniti. Quindi la direzione di marcia è chiara. Ma posso anche dire qualcosa riguardo al ruolo dei regolatori, perché secondo me è un punto importante. Se pensiamo soprattutto all'Europa, i regolatori hanno capito che mantenere delle regole chiare e non cambiarle a partita in corso diventa un fattore di appetibilità per il mercato stesso. Questo aspetto è molto avvertito da parte degli investitori e dovrebbe avvantaggiare i mercati europei nel medio termine.


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