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24/09/2025

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Il ruolo vitale delle imprese familiari e le 3 sfide chiave per la loro crescita

La Valle (Michael Page): sono il motore dell'economia italiana, ma affrontano passaggi complessi che richiedono nuove competenze

Le imprese familiari e le PMI rappresentano l'asse portante del panorama imprenditoriale italiano, costituendo la quasi totalità delle aziende e impiegando circa il 76,5% della forza lavoro. Queste realtà economiche hanno dimostrato una notevole resilienza nel periodo post COVID-19, superando le aziende non familiari sia in termini di crescita occupazionale (un aumento del 55% tra il 2019 e il 2023, contro il 45% delle non familiari) sia nell'incremento dei ricavi, che hanno registrato un balzo del 161% tra il 2013 e il 2023, rispetto al 136% delle controparti non familiari, come evidenziato dai dati di Confindustria.

Nonostante questi successi, le imprese a gestione familiare devono confrontarsi con scenari complessi. «Queste situazioni richiedono notevoli competenze e strategie adeguate per garantire la continuità del business e una crescita costante in un mercato sempre più competitivo e dinamico», spiega Marco La Valle, managing director di Michael Page, società leader nella ricerca e selezione specializzata. Per supportare queste aziende, Michael Page ha pubblicato l'ebook Family Business: sfide e nuove competenze per operare nella complessità, che analizza le principali difficoltà e offre soluzioni concrete. Le maggiori sfide attuali includono la successione d’impresa, l’adattamento alla digitalizzazione e all’innovazione, e la necessità di attrarre e trattenere i migliori talenti.

La successione d’impresa rappresenta uno dei passaggi più delicati per i family business. Solo un'azienda su dieci ha formalizzato un piano di successione, e appena due famiglie su dieci prevedono cambiamenti nella struttura proprietaria nei prossimi cinque anni. Questo dato è particolarmente critico, poiché una transizione generazionale ben gestita può generare effetti positivi significativi, come l'aumento del fatturato (+1,1%), del ROA (+0,4%), del ROE (+1,3%) e degli investimenti in immobilizzazioni (+3,6%), secondo l'Osservatorio AUB del febbraio 2025. «Pianificare adeguatamente la successione deve essere una priorità per le aziende familiari che devono prepararsi con precisione e largo anticipo a questo cambiamento», aggiunge Marco La Valle, sottolineando come prepararsi significhi chiarire ruoli e obiettivi futuri, ma anche prevedere l'eventuale mancanza di eredi motivati o preparati. Questa transizione può diventare un'opportunità per integrare nuove competenze, anche dall’esterno, e rivedere le strategie, senza perdere i valori e la cultura familiare.

L'adattamento alla digitalizzazione e all’innovazione è fondamentale per competere in un mercato globale. Le piccole e medie imprese familiari spesso faticano a tenere il passo con i rapidi cambiamenti tecnologici: soltanto il 22,5% delle aziende con meno di 50 dipendenti dichiara un livello di digitalizzazione alto o molto alto, sebbene ciò rappresenti un miglioramento rispetto al 15,3% del 2020. L'adozione di tecnologie avanzate come l'automazione, l'intelligenza artificiale e i sistemi di gestione dei dati richiede investimenti significativi sia economici che in termini di competenze e pianificazione strategica. Il 71% delle aziende intervistate crede che la tecnologia possa incrementare la competitività e aprire nuove opportunità di business, indipendentemente dal settore, come riportato dall'Osservatorio Deloitte Private sulle prospettive delle PMI in Italia. Le aziende familiari, grazie a processi decisionali agili, possono avviare progetti di micro-trasformazione per creare valore misurabile e immediato. «Le aree principali su cui concentrarsi per la trasformazione digitale sono sicuramente la leadership, la cultura dell'innovazione e le competenze interne», precisa Marco La Valle, evidenziando la necessità che i leader aziendali siano pronti a guidare il cambiamento, mostrando capacità di change management e promuovendo la sperimentazione;

La capacità di attrarre, sviluppare e trattenere le competenze chiave è un'altra sfida cruciale. Le aziende familiari, spesso percepite come meno flessibili o innovative, faticano a creare percorsi efficaci di talent attraction e talent retention. In questo contesto, l'integrazione di manager esterni è un fattore determinante. I dati dell'Osservatorio AUB del febbraio 2025 indicano che un passaggio di consegne a un manager esterno porta a maggiori competenze rispetto a una transizione interna alla famiglia proprietaria: il 70% dei manager esterni ha esperienza lavorativa in altri contesti, contro il 20% della nuova generazione familiare, e il 61% dei manager esterni possiede lauree magistrali, rispetto al 52% della seconda generazione familiare. «Sebbene le imprese familiari rappresentino gran parte dello scenario d'impresa privato del nostro Paese, molto spesso vengono sottovalutate dai manager italiani che prediligono operare in organizzazioni multinazionali», osserva Marco La Valle. Egli sottolinea che questa percezione è spesso dovuta a una narrazione distorta che le dipinge come realtà incapaci di competere con l'attrattività dei grandi brand, ignorando caratteristiche intrinseche come la visione pionieristica, la rapidità decisionale e l'attenzione alla qualità di prodotti e servizi. I manager ideali per le aziende familiari sono professionisti in grado di definire la strategia e implementarla con un approccio pragmatico e collaborativo, coniugando visione strategica e operatività quotidiana, mostrando flessibilità e adattabilità a contesti meno strutturati.


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