Factanza: l'evoluzione dei media per le nuove generazioni
Arrighini (Factanza Media): la convergenza tra digitale e fisico è un valore fondamentale
Abbiamo incontrato Bianca Arrighini, fondatrice di Factanza Media, un'azienda che ha saputo intercettare e plasmare il dialogo tra il mondo digitale e quello reale, diventando un punto di riferimento per milioni di giovani. Questa è stata l'occasione per comprendere come si sta evolvendo il mondo dei media innovativi. (Qui il video).
In un panorama mediatico già affollato, come avete identificato e colmato il vuoto di mercato nell'informazione per le nuove generazioni?
L'intuizione alla base di Factanza Media è nata nel 2019, quando ero ancora all'Università, e ha preso forma come azienda nel 2020. La consapevolezza fondamentale era che le nuove generazioni avessero un bisogno primario: quello di essere informate, ma in un modo che rispecchiasse i loro canali, i loro linguaggi e i temi che li interessano. È un dato di fatto che se si chiede a un ragazzo o una ragazza se leggono i giornali, la risposta è quasi certamente negativa, soprattutto per il formato cartaceo. Le loro fonti principali di informazione sono i social media.

Questa osservazione non era solo una curiosità sociologica, ma una profonda comprensione del panorama mediatico emergente. Credevo fermamente, e credo tuttora, che essere informati sia la base per una democrazia funzionante. Per questo, l'obiettivo era portare l'informazione dove i giovani si trovano e come loro la consumano. Abbiamo iniziato su Instagram e, nel corso degli anni, ci siamo evoluti moltissimo, ampliando la nostra offerta a podcast, video podcast, eventi e persino installazioni fisiche a Milano.
Questo approccio ci ha permesso di costruire una comunità incredibile, raggiungendo oggi oltre 1 milione e mezzo di under 35 che seguono e fruiscono i nostri contenuti. La chiave del nostro successo è stata capire che il digitale non è un semplice contenitore neutro, ma uno strumento potente per veicolare messaggi, cambiare prospettive e persino plasmare l'opinione pubblica. È un lavoro profondamente progettuale, simile a quello di un designer, che parte dall'analisi e dalla sintesi per costruire narrazioni e creare prodotti.
Il digitale è oggi una parte integrante della società per ogni settore economico?
È una questione fondamentale e, a mio avviso, una delle sfide maggiori che affrontiamo oggi. Molti, inclusi professionisti e aziende, non percepiscono ancora il digitale come una parte integrante e indissolubile della nostra vita. Tendiamo a considerare le piattaforme social, ad esempio, come qualcosa di separato da noi, un mero strumento che utilizziamo, ma non una componente essenziale delle nostre vite o delle nostre società. Questa è una cecità pericolosa. In realtà, i social media e la comunicazione digitale sono diventati una parte importantissima delle nostre vite. Sono gli spazi dove le persone sviluppano relazioni, si conoscono online e spesso continuano queste amicizie o rapporti d'amore anche fuori dalla rete. Ancora più rilevante dal punto di vista economico e sociale è il fatto che le persone si informano prevalentemente attraverso le nuove piattaforme digitali.
Con circa 5 miliardi di utenti, che rappresentano circa il 63% della popolazione mondiale, l'impatto di tutto ciò è enorme. La democratizzazione dell'informazione, ovvero la possibilità per chiunque di produrre contenuti e informazioni, ha reso l'ecosistema digitale estremamente complesso. Non possiamo più pensare che le informazioni viaggino solo attraverso i media tradizionali.
Ignorare questo significa non comprendere come i consumatori prendono decisioni, come si formano le loro opinioni, o come si sviluppano le tendenze. Per un'azienda, questa mancanza di consapevolezza si traduce in strategie di marketing inefficaci, opportunità mancate nel coinvolgimento dei clienti e una profonda incomprensione del comportamento del proprio target. Comprendere il digitale come parte integrante della società non è solo una questione tecnologica, ma una necessità strategica per la sopravvivenza e la crescita in qualsiasi settore.
In un'era dominata dall'intelligenza artificiale generativa, che impatto ha avuto questa tecnologia sulla vostra produzione di contenuti e come mantenete l'importanza delle competenze umane in un contesto in cui gli strumenti digitali stanno evolvendo rapidamente?
Il "saper fare" è assolutamente fondamentale, e questo concetto è stato il punto di partenza della mostra "Tools" al Museo ADI di Milano. Lì si è messo in luce come il design non sia una mera progettazione, ma un processo complesso che intreccia competenze, strumenti, materiali e creatività, diventando un veicolo di conoscenza, cultura e trasformazione. Questa visione del design come veicolo di messaggi si traduce perfettamente nel mondo digitale. Progettare contenuti digitali oggi richiede competenze ben specifiche che non sono innate e che vanno apprese.
Il "saper fare" si sposta così dal mondo artigianale a quello del design digitale e della comunicazione. Con l'arrivo dell'intelligenza artificiale generativa, abbiamo assistito a un cambiamento epocale. Il tempo necessario per produrre un output si è ridotto drasticamente, e la qualità di molti risultati è migliorata in modo significativo. L'AI offre un supporto straordinario. Tuttavia, è cruciale che questo supporto non ci porti a delegare completamente alla tecnologia la produzione. La nostra visione è quella di lavorare insieme alla tecnologia, non di lasciare che la tecnologia lavori al posto nostro.
L'esempio della brugola è calzante: prima era necessario saper usare gli strumenti fisici, oggi gli strumenti sono diversi, ma la necessità di saperli usare rimane invariata. Nonostante la natura intangibile del digitale, non dobbiamo cadere nell'errore di pensare che non servano competenze concrete per produrre in questo ambiente. Al contrario, l'AI rende le competenze umane ancora più preziose: la capacità di analizzare, sintetizzare, definire il messaggio, costruire la narrazione e dare un'impronta creativa rimane il motore. L'AI ci permette di fare le cose diversamente e con maggiore efficienza, ma siamo ancora noi il motore creativo e strategico. Il "saper fare" in questo nuovo contesto significa padroneggiare gli strumenti digitali più avanzati e saperli integrare nel processo creativo, senza mai perdere la propria capacità di visione e progettazione.
Factanza è nata come realtà totalmente digitale, eppure investe significativamente in esperienze fisiche, come le installazioni a Milano. Qual è la logica economica e di engagement dietro questa scelta?
Questa è una delle peculiarità e, oserei dire, uno dei punti di forza strategici di Factanza. Sebbene siamo nati e cresciuti completamente sui canali social, abbiamo notato una fortissima esigenza e desiderio da parte del nostro pubblico di incontrarsi dal vivo. Questa tendenza si è accentuata ancora di più dopo la pandemia di Covid-19, quando il valore dell'incontro fisico e dello scambio di opinioni è stato riscoperto e apprezzato enormemente.
La logica dietro le nostre installazioni e i nostri eventi fisici, come la live performance al Museo ADI di Milano dove abbiamo lavorato per una settimana producendo contenuti in uno spazio espositivo, è molteplice. Primo, vogliamo dimostrare come la creazione di contenuti digitali, pur essendo immateriale, parta da cose tangibili e da un processo profondamente progettuale. È un modo per "dare corpo" al nostro lavoro digitale e renderlo più comprensibile e accessibile.
Secondo, e forse più importante dal punto di vista dell'engagement, è la capacità di trasportare le relazioni digitali nel mondo reale. Non è un semplice "creare contenuti online e poi fare qualcosa dal vivo"; è il contrario. Noi creiamo relazioni solide e autentiche nel digitale. Tutte le persone che ci seguono, chi più affezionato, chi meno, costituiscono una vera e propria community. Quando organizziamo un evento o un'installazione, questi appuntamenti vanno subito "sold out". Questo accade perché le persone sono genuinamente felici di vederci e, soprattutto, si fidano molto di noi. Il "like" su una foto, che spesso percepiamo come un numero astratto, rappresenta in realtà una persona reale che interagisce con il nostro contenuto.
Non abbiamo più semplici "lettori", ma "utenti" che usano e interagiscono con il nostro contenuto. La relazione è cambiata: da una dinamica più "top-down" dei media tradizionali, siamo passati a una relazione a doppio senso, che si autoalimenta e che crea veri e propri rapporti. Quindi, dal punto di vista economico, questa strategia di convergenza tra fisico e digitale rafforza enormemente la brand loyalty e la fiducia del pubblico, trasformando i follower digitali in una community attiva e fedele, disposta a partecipare e a supportare le nostre iniziative. È un modello che dimostra come il valore delle relazioni digitali si possa monetizzare e tradurre in un engagement tangibile e profondo.
Osservando l'evoluzione del panorama mediatico e le tendenze attuali, quali sono le prossime sfide e opportunità che Factanza intende affrontare?
Il panorama digitale è in costante e rapidissima evoluzione, e la nostra capacità di rimanere rilevanti dipende dalla nostra agilità nell'adattarci e innovare. Una delle sfide maggiori, che è anche una grande opportunità, è la gestione della complessità dell'ecosistema informativo.
Con la democratizzazione dell'informazione, chiunque può produrre contenuti, e questo rende il contesto molto più denso e, a volte, confuso. Per noi, questo significa continuare a essere un faro di informazione affidabile e ben strutturata, nonostante il rumore di fondo. Un'altra sfida è mantenere l'equilibrio tra l'uso delle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale generativa, e la conservazione dell'essenza umana e delle competenze che ci distinguono.
L'AI cambia il tempo di produzione e la qualità degli output, ma il nostro lavoro rimane quello di "lavorare insieme alla tecnologia", non di lasciare che la tecnologia ci sostituisca. Questo richiede un investimento continuo nella formazione e nello sviluppo delle competenze del nostro team, perché saper usare questi nuovi strumenti è tanto importante quanto lo era saper usare gli attrezzi tradizionali. Le opportunità sono immense.
L'intersezione tra il mondo digitale e quello reale continuerà a offrire spazi inesplorati. Continueremo a esplorare come tradurre le relazioni digitali in esperienze fisiche significative, rispondendo al bisogno delle persone di incontrarsi dal vivo, come abbiamo fatto con le nostre installazioni e i nostri eventi sold-out. L'aggregazione fisica di una community nata online è un asset prezioso e un terreno fertile per l'innovazione dei formati.
Inoltre, continueremo a esplorare nuovi canali e formati che risuonino con le abitudini delle nuove generazioni, proprio come siamo passati da Instagram ai podcast e ai video podcast. L'importante è rimanere fedeli alla nostra missione di informare le nuove generazioni sui loro canali e con i loro linguaggi, parlando dei temi che interessano loro. Infine, la sfida è anche quella di mantenere un approccio etico nella gestione del digitale. Assicurare che le relazioni create siano durature e che i contenuti siano veri è fondamentale per la fiducia e per un impatto positivo sulla società.
Crediamo che il digitale abbia tanto di vero e che sia possibile costruire relazioni importanti e durature che trascendano le singole piattaforme. La nostra visione è quella di continuare a plasmare questa realtà multipiattaforma e multireale, contribuendo a una società più informata e connessa.