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09/07/2025

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Calzature italiane: il fatturato crolla del 7%, ma cosa frena l'export Made in Italy?

Ceolini (Assocalzaturifici): l'industria affronta un contesto incerto tra mercati volatili e consumi deboli

Il settore calzaturiero italiano ha chiuso il primo trimestre del 2025 con indicatori in ribasso, confermando un periodo di complessità. I dati, elaborati dal Centro Studi Confindustria Accessori Moda e presentati durante l'assemblea annuale di Assocalzaturifici, l'associazione che rappresenta le imprese del settore, mostrano un calo del fatturato complessivo del -7%. L'export, sebbene abbia registrato un aumento in quantità (+2,5%), ha subito una frenata in valore, attestandosi a -4,1%.
Questo scenario, secondo Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici, non mostra significativi miglioramenti nel panorama economico e geopolitico internazionale. “All’attesa per le decisioni sui dazi USA, si è aggiunta ora la relativa preoccupazione per eventi in Medio Oriente, che va ad aggiungersi ai conflitti in corso, la volatilità dei mercati amplificata da incertezza e la scarsa fiducia dei consumatori”, ha dichiarato Ceolini. I consumi delle famiglie italiane sono in linea con l'inflazione, mostrando un calo del -1,2% in spesa e del -2,1% in quantità, principalmente a causa dell'aumento dei costi energetici. Il numero di imprese del settore è rimasto sostanzialmente stabile, con un lieve decremento del -0,6% a fine dicembre scorso, mentre i livelli occupazionali hanno registrato una flessione dello -0,8%.

Nel dettaglio delle esportazioni, il valore totale del primo trimestre si è attestato a 3,04 miliardi di euro per 53,2 milioni di paia di calzature. Il prezzo medio per paio si è contratto del -6,5%, scendendo a 57,07 euro. I mercati dell'Unione Europea hanno performato meglio rispetto alle destinazioni extra-UE, con un incremento dello +0,8% in valore e del +6,4% in quantità. All'interno dell'UE, la Germania ha mostrato un significativo recupero, crescendo del +15,5% in valore e del +17% in paia, dopo i cali registrati nel primo trimestre dell'anno precedente. L'export verso la Francia, che include anche i flussi di rientro dei beni che le grandi griffe francesi fanno produrre in Italia, si è consolidato in quantità (+4,6%), pur registrando una contrazione del -6,9% in valore, mantenendosi comunque la prima destinazione.

Al di fuori dell'Unione Europea, la Svizzera ha mantenuto una stabilità legata al minor utilizzo degli hub logistici elvetici da parte delle multinazionali del lusso, a favore di spedizioni dirette ai mercati finali. Al contrario, tutti i principali sbocchi del Far East hanno segnato un forte rallentamento: la Cina ha ceduto il -17,9% in volume e il -27,5% in valore; Hong Kong il -14,3%; la Sud Corea il -18,1%; il Giappone il -33,5% in volume e il -13,6% in valore. Complessivamente, l'Estremo Oriente ha perso il -22,6% in quantità e il -25,3% in valore.

Un andamento positivo è stato invece confermato per gli Emirati Arabi Uniti, con un aumento del +16,8% in valore e del +33,5% in volume, e per la Turchia, che ha visto un incremento del +21% a valore. Per quanto riguarda l'Europa orientale, si registrano arretramenti del -8,5% in valore per la Russia e del -4,2% per l'Ucraina. Il Kazakistan ha rallentato, segnando un -2% in valore, dopo un'evoluzione favorevole negli anni recenti. Gli Stati Uniti, pur mantenendo un segno positivo in valore (+2,2%), hanno mostrato un calo nei volumi del -10,6%, influenzati dalle politiche commerciali e da una lieve svalutazione del dollaro.


Analizzando le performance regionali di esportazione, la Lombardia si conferma in testa alla classifica, registrando un segno positivo nelle vendite estere con un +5,9%. Al contrario, il Veneto ha subito una flessione del -10,6%, e la Toscana un calo più marcato del -20,1%, con Firenze in particolare a -24%. Le Marche hanno contenuto la flessione al -6,9%, con Fermo a -12,1% e Ascoli Piceno a -6,3%, mentre Macerata ha mostrato una tendenza positiva con un +1,2%. L'Emilia-Romagna ha segnato un -12,3%, con Forlì-Cesena a -8,4%. Anche le regioni a maggiore presenza calzaturiera come la Puglia e la Campania hanno registrato flessioni rispettivamente del -5,7% e del -20,9%.


Per quanto riguarda i consumi interni delle famiglie, si è osservato un andamento positivo per le calzature sportive e le sneakers, con un aumento del +1% in volume e del +1,7% in spesa. Le scarpe da uomo hanno mostrato una diminuzione del -4,8% in paia, mentre le calzature femminili e quelle per bambini hanno registrato flessioni nell'ordine del -3% in quantità

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