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18/06/2025

marketing

La Marca rappresenta un punto di riferimento nel contesto che cambia

Per il 71% degli italiani i brand contribuiscono attivamente al benessere collettivo e per l'81% hanno un impatto positivo sull'economia

Le grandi marche italiane sono percepite oggi non solo come produttori, ma come pilastri attivi nel tessuto sociale ed economico del Paese. Un'approfondita indagine condotta da Centromarca in collaborazione con SWG getta luce su questo ruolo in evoluzione. Una netta maggioranza degli italiani, il 71%, considera le marche più conosciute veri e propri attori sociali, capaci di incidere sul benessere collettivo, soprattutto in un periodo di trasformazione del welfare. Il loro impatto sull'economia è visto in modo molto positivo: l'81% riconosce il loro contributo allo sviluppo, alla creazione di occupazione e all'innovazione. I valori che una marca rappresenta diventano determinanti, specialmente nell'attrarre talenti. La Gen Z, ad esempio, cerca aziende orientate alla sostenibilità e con una visione internazionale.

I Baby Boomers, invece, privilegiano realtà che difendono la tradizione italiana e investono nelle comunità locali. È chiaro che 'impegno nella sostenibilità', 'investimenti nella comunità', 'difesa della tradizione italiana' e 'visione internazionale' sono i valori portanti dell'identità di marca per gli italiani. Questi aspetti non si escludono a vicenda, anzi si completano, costruendo un'identità aziendale più ricca e credibile, capace di parlare a pubblici diversi uniti dalla ricerca di significato e appartenenza. Guardando ai consumi, scegliere un prodotto di marca è sempre più una scelta consapevole. Per metà degli italiani, prediligere un brand significa "prendere posizione", selezionando aziende che mantengono standard elevati non solo nella produzione, ma anche in etica e valori. Questa tendenza è forte tra le nuove generazioni: il 55% della Gen Z e il 56% dei Millennials vede l'acquisto come un modo per sentirsi parte di qualcosa di più ampio.


Non si tratta più solo di semplici consumatori, ma quasi di 'tribù digitali' che si riconoscono nei valori del brand, lo seguono e lo condividono. In questo contesto si inserisce la phygital revolution. Il 91% degli italiani utilizza strumenti digitali nel percorso d'acquisto. Il 53% confronta i prezzi online, il 47% cerca informazioni e recensioni. Ciononostante, il bisogno di vedere e toccare con mano il prodotto persiste, con il 29% che preferisce concludere l'acquisto nel punto vendita fisico. Le marche di successo sono quelle che sanno creare esperienze significative, capaci di stabilire un legame con le persone e costruire identità solide. Nel mondo del lavoro si osserva un cambiamento significativo. Il desiderio di avviare un'attività autonoma è diminuito (dal 45% al 33% in dieci anni), mentre cresce l'attrattiva per il lavoro dipendente. Ma, nonostante questo, trovare manodopera qualificata rimane una sfida per molte aziende. Un'indagine congiunturale Centromarca con Ref Ricerche evidenzia che il 19,5% delle aziende associate ha riscontrato frequenti difficoltà nel trovare personale qualificato negli ultimi due anni, e il 61% ha avuto "qualche volta" questa difficoltà. Solo un marginale 2,5% non ha mai incontrato problemi.

Questo segnala un disequilibrio nel mercato del lavoro tra domanda e offerta di competenze. Diventa quindi essenziale costruire un'identità d'impresa che sia attrattiva, inclusiva e capace di ispirare fiducia, per poter attrarre e trattenere i collaboratori migliori. Lo studio SWG rileva che circa un dipendente su due beneficia già di servizi aziendali. Potendo scegliere, i lavoratori esprimerebbero preferenze chiare:
- i rimborsi medici (53%);
- le convenzioni sanitarie (42%);
- viaggi e soggiorni per il tempo libero (27%). La preferenza per servizi che contribuiscono al proprio benessere personale emerge con forza. La ricerca esplora anche l'impatto dell'intelligenza artificiale (AI), mostrando un dato particolare: la Gen Z, pur essendo la generazione più connessa, è quella più spaventata dall'AI. Chi è cresciuto con la tecnologia sembra percepire i rischi lavorativi in modo più intenso rispetto a chi l'ha conosciuta più tardi. Come vedono gli italiani il futuro del lavoro con l'AI?
Il 42% si aspetta un aumento delle competenze richieste, un altro 42% prevede maggiore efficienza e produttività, mentre il 41% teme una diminuzione dei salari.


Nondimeno, il 40% spera in una riduzione dei carichi e dei ritmi di lavoro. In questo panorama complesso, l'industria di marca ha una chiara missione: diventare una 'palestra di futuro', un luogo dove l'innovazione non genera timore, ma si trasforma in opportunità concrete per le persone. Non più solo datori di lavoro, ma veri e propri architetti del domani.

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