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18/06/2025

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Europa centro-orientale: insolvenze in crescita nonostante il PIL al +2,6%

Dadej (Coface): il report 2024 rivela fragilità imprenditoriale, trasporti, manifattura ed edilizia i settori più colpiti

Coface, leader mondiale nell'assicurazione del credito commerciale, ha presentato il report annuale sulle insolvenze nell'Europa centro-orientale, evidenziando un paradosso economico preoccupante. Mentre la regione CEE ha registrato una crescita del PIL del 2,6% nel 2024, la stabilità delle imprese ha continuato a peggiorare, con tassi di insolvenza in aumento nella maggior parte dei paesi.
La ripresa economica della regione ha mostrato segnali incoraggianti rispetto al modesto 0,8% del 2023. Il miglioramento è stato sostenuto dal rallentamento dell'inflazione, dall'incremento dei salari reali e dai consumi privati robusti, particolarmente evidenti in Polonia, Ungheria e Romania. L'inflazione è scesa al 4,6% nel 2024, un calo significativo rispetto all'11,2% dell'anno precedente, grazie alla diminuzione dei prezzi energetici e al miglioramento delle catene di fornitura.

Tuttavia, questa crescita macroeconomica non si è tradotta in maggiore resilienza aziendale. A livello regionale, le insolvenze sono apparentemente diminuite del 9%, passando da 50.248 nel 2023 a 45.938 nel 2024. Questo dato risulta però fuorviante a causa delle modifiche normative introdotte in Ungheria. Escludendo il paese magiaro, le insolvenze sono effettivamente aumentate da 29.771 a 30.680 (+3%), rivelando la persistente fragilità del tessuto imprenditoriale.
Dopo le tensioni del 2023, gli indicatori macroeconomici suggerivano una tregua. Ma molte aziende, soprattutto nel settore manifatturiero e dei trasporti, avevano già subito troppi shock, ha dichiarato Mateusz Dadej, economista della Regione Central and Eastern Europe di Coface. L'incremento delle insolvenze riflette problemi strutturali più profondi e l'impatto ritardato delle crisi precedenti.

Le dinamiche nazionali mostrano andamenti contrastanti. L'Ungheria ha registrato il calo più marcato (-25,5%) grazie alla normalizzazione delle procedure legali dopo l'aumento transitorio del 2022. Anche Serbia e Bulgaria hanno mostrato riduzioni rispettivamente del 12,1% e 5,7%, beneficiando di condizioni macroeconomiche più stabili.
All'opposto, diversi paesi hanno registrato incrementi significativi. La Slovenia ha guidato la crescita negativa con un +32,4%, seguita da Lettonia (+24,6%), Estonia (+10,2%) e Croazia (+7,3%). Questi aumenti sono stati causati dalla debolezza della domanda interna, dall'impennata dei costi operativi e dalle sfide strutturali, particolarmente acute nei settori edilizio e commerciale.

La Romania ha registrato un aumento del 9,4%, concentrato principalmente tra le medie e grandi imprese, in un contesto caratterizzato da inflazione elevata e squilibri fiscali. La Polonia ha osservato un incremento del 19%, dovuto in gran parte al ricorso costante alle procedure di ristrutturazione durante la pandemia, ora utilizzate per gestire i problemi di liquidità.
Repubblica Ceca (+1,9%) e Slovacchia (-3,5%) hanno mostrato andamenti relativamente stabili, mentre la Lituania è rimasta sostanzialmente invariata (-1%), con insolvenze concentrate nei settori edilizio e retail.

Tre settori chiave hanno mostrato particolare vulnerabilità. Il comparto dei trasporti ha sofferto per il calo dei volumi delle merci e la pressione persistente sui costi operativi. Il settore manifatturiero ha dovuto affrontare la diminuzione dei volumi degli ordini e la carenza di manodopera qualificata. L'edilizia è stata colpita dall'aumento dei tassi di interesse e dal calo degli investimenti, specialmente nei progetti residenziali. Tutti e tre i settori hanno registrato incrementi superiori alla media regionale.
Le prospettive per il 2025 mostrano un cauto ottimismo. Prevediamo un modesto miglioramento dell'andamento delle insolvenze per il 2025, ha dichiarato Dadej. Il rilascio ritardato dei fondi UE e la ripresa dei consumi delle famiglie rappresenteranno fattori fondamentali. Tuttavia, le condizioni restrittive del credito e le incertezze sul commercio globale, in particolare l'escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, costituiscono rischi sostanziali.


Jarek Jaworski, Regional CEO for Central and Eastern Europe di Coface, ha sottolineato come il report fornisca un'analisi completa dell'influenza del quadro giuridico, delle condizioni economiche e dei rischi geopolitici sulle dinamiche di insolvenza regionali. Malgrado la ripresa, molte imprese faticano ancora a sopravvivere. Investimenti costanti e politiche chiare saranno fondamentali per garantire la stabilità a lungo termine, ha aggiunto.
Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa di Coface, ha commentato che i dati confermano come la ripresa economica del 2024 non sia stata sufficiente a rafforzare la stabilità del tessuto imprenditoriale regionale. Il quadro resta frammentato, con segnali di vulnerabilità in diversi settori chiave e forti differenze tra paesi. In un contesto ancora esposto a rischi macroeconomici e tensioni geopolitiche, l'azienda si propone di affiancare le imprese nel monitoraggio del rischio e nell'adozione di strategie preventive per proteggere la continuità del business.


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