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14/05/2025

economia

Europa: una nuova chance per gli investimenti nell'incertezza globale

Rondorf (Global Economics & Strategy): è fondamentale comprendere come l'Europa sta gestendo l'incertezza e come i mercati reagiscono

Il contesto economico attuale è segnato da shock esterni e una crescente incertezza. Questo scenario spinge a concentrarsi su azioni concrete che possono migliorare le prospettive, una logica che, secondo Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist di Global Economics & Strategy, si applica anche all'intero continente europeo. L'Europa affronta le conseguenze della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti e l'urgente necessità di ristrutturare le proprie capacità di difesa.
La risposta iniziale dell'Unione Europea (UE) è stata prudente, pur prevedendo possibili misure ritorsive future. Parallelamente, sono state annunciate misure audaci per la difesa. Il programma "Readiness 2030" dell'UE prevede una spesa fino a 800 miliardi di euro. La Germania, maggiore stato membro, ha sospeso il "freno al debito" costituzionale per finanziare difesa e infrastrutture, pianificando circa mille miliardi di euro di investimenti in dieci anni. Questa cifra equivale a oltre il 2% del Prodotto Interno Lordo (PIL) annuale tedesco.


I mercati finanziari hanno reagito positivamente agli sforzi europei. L'azionario europeo si è svincolato dal mercato statunitense, mostrando una performance migliore. A fine aprile, le azioni europee segnavano guadagni tra il 5% e il 10% dall'inizio dell'anno, mentre i mercati statunitensi registravano perdite a una cifra. L'euro si è rafforzato di quasi il 10% rispetto al dollaro USA nello stesso periodo. Queste tendenze riflettono una perdita di fiducia negli asset statunitensi e suggeriscono opportunità future per l'Europa.
Tuttavia, l'espansione fiscale da sola potrebbe non bastare ad attrarre investimenti e aumentare la capacità di difesa. Servono politiche che agiscano sul fronte dell'offerta, come la deregolamentazione, per stimolare il potenziale di crescita. Uno studio del Fondo Monetario Internazionale (FMI) evidenzia come persistano barriere significative al commercio all'interno dell'UE, in particolare nei servizi, nonostante il mercato unico. L'Europa è indietro rispetto ad altre aree globali in termini di produttività e innovazione. Una maggiore integrazione dei mercati dei capitali nazionali è cruciale, con piani per un'unione bancaria e dei mercati finanziari ancora da attuare.


L'incertezza negli Stati Uniti è costantemente più elevata rispetto all'Eurozona, il che potrebbe favorire quest'ultima nel riconquistare l'attenzione degli investitori globali. Gli USA affrontano problemi strutturali sul fronte dell'offerta. La politica dei dazi doganali non solo crea incertezza ma aumenta i prezzi delle importazioni e obbliga a ristrutturare le catene di approvvigionamento. La rigida politica migratoria potrebbe frenare la crescita della forza lavoro e, di conseguenza, il potenziale di crescita del paese. Anche un breve dibattito sull'indipendenza della Federal Reserve ha causato nervosismo iniziale.
Nonostante non si preveda un immediato miracolo economico, il clima attuale potrebbe risvegliare il potenziale latente dell'Europa. Questa prospettiva potrebbe indurre gli investitori a considerare l'Europa come un mercato promettente, almeno in termini relativi.
Il quadro generale suggerisce un'allocazione tattica per azioni e obbligazioni che tenga conto della grande incertezza e della volatilità dei prezzi. I tentativi dell'amministrazione Trump di ridurre le tensioni sui dazi potrebbero offrire una tregua temporanea, forse anche come reazione alle pressioni di vendita sugli asset statunitensi, inclusi i rendimenti crescenti delle obbligazioni governative USA a lunga scadenza.

L'incertezza è destinata a colpire anche l'economia reale. Con indicatori di sentiment già in calo, i mercati finanziari saranno molto sensibili a qualsiasi rallentamento dell'economia USA, specie nei settori manifatturiero, ordini e consumi. A medio termine, gli USA dovranno affrontare importanti questioni fiscali. Le entrate da dazi o l'austerità del governo federale difficilmente compenseranno i tagli fiscali. Se gli sgravi fiscali in scadenza a fine anno non verranno rinnovati, l'economia subirà una significativa stretta fiscale.
In questo contesto, i premi per il rischio non appaiono eccessivamente elevati, soprattutto nei mercati statunitensi. Esempi sono i rapporti prezzo/utile (P/E) nell'azionario USA o i premi a termine sui titoli del Tesoro a lunga scadenza. Il dollaro USA, in termini di parità di potere d'acquisto, rimane nettamente sopravvalutato. Le valutazioni decisamente inferiori sui mercati azionari fuori dagli Stati Uniti continuano a indicare un possibile spostamento di capitali lontano dagli USA nel medio periodo. L'Europa si posiziona favorevolmente con un profilo rischio/rendimento più equilibrato e premi di rischio più attraenti.


I mercati azionari attendono i bilanci del primo trimestre 2025. Gli analisti hanno abbassato le previsioni sugli utili, anche se in linea con gli anni passati. Le prospettive sugli utili si presentano frammentate, influenzate dall'impatto dei dazi sulle catene di approvvigionamento. La Federal Reserve dovrà probabilmente affrontare scelte politiche complesse: l'indebolimento economico, il rallentamento del mercato del lavoro e l'incertezza sull'inflazione creano un dilemma. I tagli ai tassi d'interesse sembrano confermati, benché la tempistica e l'entità siano dibattute; i mercati obbligazionari statunitensi non saranno immuni e l'attesa di un ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti è giustificata.
Per la Banca Centrale Europea (BCE), il quadro è meno complesso. Fattori ciclici mitigano le pressioni inflazionistiche e l'incertezza economica dalla guerra commerciale rafforza questa tendenza. La forza dell'euro rispetto al dollaro USA aiuta a contenere le pressioni sui prezzi. Di conseguenza, la BCE è probabile che effettui ulteriori tagli ai tassi, a vantaggio dei mercati obbligazionari dell'Eurozona. Inizialmente, questa divergenza nelle politiche monetarie potrebbe limitare l'apprezzamento dell'euro verso il dollaro. Tuttavia, la fiducia globale nel dollaro rimarrà un fattore determinante nel tasso di cambio. In mancanza di alternative immediate credibili, il dollaro USA dovrebbe mantenere per ora il suo status di valuta di riserva globale.


Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors


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