Oscar Di Montigny: l'Economia Sferica, riflessioni sul senso dell'umano nel sistema economico
Serve un nuovo paradigma, che superi il concetto di economia circolare e che possa guidare il futuro
Abbiamo incontrato Oscar Di Montigny durante un evento di Adico e dato che è già stato protagonista di una cover story di Business Community qualche tempo fa, ci faceva piacere comprendere il percorso che ha intrapreso, ma soprattutto volevamo farci trasportare e ispirare da una ventata di idee sull'economia e sul mondo che sta cambiando rapidamente.
Vorrei iniziare da lontano, cambiare la managerialità, l'economia e il sistema in generale: quali sono le fondamenta del suo pensiero?
La genesi del mio pensiero risale a momenti ben precisi. Tutto è iniziato nel 1991, quando abbandonai gli studi universitari per trasferirmi a San Francisco. Non eccellevo all'università come alle superiori, e a 22 anni mi ritrovai con profonde domande esistenziali. Iniziò così un percorso di ricerca durato circa dieci anni, fino al 1999. La svolta avvenne durante un viaggio in solitaria in Bhutan, quando lessi 'Frammenti di un insegnamento sconosciuto' di Ouspensky. Fu la mia prima scoperta di una dimensione inesplorata del nostro potenziale umano. Da lì ho intrapreso un lungo cammino esplorando la filosofia (il bene), le arti (il bello), le scienze emergenti come fisica quantistica e neuroscienze (il vero), e infine l'economia (il giusto). Professionalmente, ho vissuto esperienze diverse: 10 anni nel turismo, poi 23 nel settore finanziario. Ho fondato un'università aziendale puntando sull'educazione, non sulla formazione, perché formare significa dare forma, mentre educare (ex-ducere) significa tirare fuori ciò che è già presente nel discente. Sono stato direttore marketing per quasi 10 anni, affrontando l'avvento del digitale quando ancora era agli albori. Durante tutto questo percorso, non ho mai abbandonato la riflessione sull'umano. Trovo che la nostra società oggi sia profondamente ingiusta. Siamo 'formati' all'ingiustizia. Pensiamo ai libri di storia: scandiscono il tempo per guerre, come se fosse la condizione naturale dell'umanità. Ma le guerre sono essenzialmente economiche: conquista di territori, risorse, popoli. E poi credo che la circolarità economica non sia più sufficiente per descrivere il mondo.

Cosa possiamo fare oggi per cambiare questo meccanismo di cui siamo schiavi?
Diffido di chi risponde con certezza assoluta a questa domanda, ma è fondamentale porsi interrogativi sul senso e sulla direzione. La circolarità economica è solo un antidoto: cerchiamo di riparare ciò che abbiamo danneggiato. Prendiamo la plastica: in 70 anni l'abbiamo inventata e ora la troviamo persino nei cordoni ombelicali. Perché? Perché manca una riflessione sul senso. Perché creiamo droni pensati per consegnare pacchi che finiscono per colpire soldati o civili? Perché parliamo di etica dell'intelligenza artificiale solo ora? Perché automatizziamo tutto senza considerare il costo sociale degli impiegati sostituiti? Non riflettiamo sul senso prima di agire. Il mondo è diviso tra chi riflette sul senso e chi no, con i secondi che rappresentano la maggioranza. Abbiamo confuso lo scopo con il mezzo: l'essere umano è lo scopo o il mezzo dell'economia? Il denaro è lo scopo o il mezzo? Le risposte a queste domande cambiano tutto. Quindi, se devo rispondere su qual è il senso, ti dico che il senso è riflettere sul senso stesso.
Nelle aziende spesso conta solo l'ultima riga del foglio Excel, se è rossa o nera. Come possiamo umanizzare davvero l'economia e cambiare questa catena?
Se la circolarità non basta, dobbiamo colmare questa insufficienza riportando al centro riflessioni umanistiche. Così nasce l'Economia Sferica. Dal cerchio della circolarità, riaffermiamo la centralità dell'individuo. L'uomo al centro, in una visione antropocentrica, ma non dominante: l'uomo come parte interconnessa con il tutto.

Cosa fare concretamente?
Primo: lavorare sulla consapevolezza di essere al centro. Attraverso educazione, formazione, divulgazione. Questa centralità deriva dall'essere la specie più evoluta biologicamente, non per volontà divina. Secondo: riconoscere che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Siamo l'unica specie capace di azioni con impatti devastanti a livello globale. Terzo: decidere volontariamente di agire responsabilmente, senza aspettare leggi o opportunità di business (che generano cose assurde come il greenwashing). Quarto: agire con coscienza. L'atto volontario è un atto di coscienza. Pochi lo fanno veramente, eppure tutti siamo impattanti. Le aziende vogliono assumere questo ruolo o continuano con la storiella che l'imprenditore fa solo business? L'Edelman Trust Barometer mostra che la fiducia nelle istituzioni è bassa, ma le imprese reggono meglio, e l'80-87% degli intervistati chiede loro di farsi carico delle istanze sociali. È un'opportunità straordinaria, anche di business.
C'è una sete di qualcosa di nuovo nella società. Cosa si aspetta nei prossimi anni?
Io ne ho fatto una ragione di vita, anche con la mia uscita dall'azienda, per quanto dolorosa. Non si torna indietro. Da solo non vado da nessuna parte, siamo tutti interconnessi, la fisica quantistica lo dimostra. L'Internet delle cose ce lo ricorda, ma eravamo già interconnessi! Ora che ne siamo consapevoli, capiamo che 'mors tua vita mea' in realtà è 'mors tua mors mea'? Se tu muori, anch'io morirò. Devo occuparmi della tua vita, e quindi della qualità della mia. Come diceva Gandhi: 'Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo'. E Martin Luther King: 'Può essere che tu non sia responsabile della situazione in cui ti trovi, ma lo sarai se non farai nulla per cambiarla'. La sfida è portare questo messaggio alla gente e alle imprese. Credo sia tempo di uno "sferismo", come c'è stato l'Illuminismo o il Romanticismo.
Riusciremo a creare una coscienza collettiva sufficientemente impattante?
Questo processo non è nell'interesse di chi controlla il mercato. La finanza non ha interesse a educare veramente il risparmiatore. L'unico modo per cambiare è consumare coscientemente. Le aziende ti seguiranno per necessità di business, se non per coscienza.