Trump: dazi shock su tutti i partner, guerra commerciale globale?
Trump (USA): annuncio di dazi "reciproci" al 10% minimo, fino al 34% per la Cina, un terremoto per il commercio mondiale.
L'amministrazione Trump ha scatenato un'ondata di preoccupazione sui mercati globali annunciando l'imposizione di dazi "reciproci" su tutti i partner commerciali. A partire dal 5 aprile, le tariffe minime del 10% colpiranno indistintamente tutti i paesi, con picchi del 34% per la Cina, 24% per il Giappone e 20% per l'Unione Europea.
Questa mossa, descritta da alcuni analisti come uno "shock senza precedenti", rischia di destabilizzare il sistema commerciale globale del dopoguerra, segnando l'inizio di una vera e propria guerra commerciale. L'annuncio è stato formalizzato il 2 aprile, durante un evento denominato "Liberation Day", con la firma di un ordine esecutivo che impone dazi su tutte le importazioni negli Stati Uniti, ad eccezione di Messico e Canada (grazie all'accordo USMCA) e per energia e minerali non disponibili sul territorio nazionale. La misura non si sommerà ai dazi già esistenti su acciaio, alluminio e automobili.

Secondo un'analisi di Coface, se mantenuti, questi dazi porterebbero l'aliquota tariffaria media statunitense al 26,2%, il livello più alto degli ultimi cento anni.
La metodologia di calcolo adottata dall'amministrazione statunitense si basa su un assunto chiave: i deficit commerciali sono il risultato di pratiche commerciali "sleali."
La formula utilizzata è la seguente:
- Divisione del deficit commerciale bilaterale per il valore delle importazioni statunitensi dal paese in questione;
- Il risultato è considerato un indicatore dell'aliquota applicata dal paese alle esportazioni USA;
- Questa cifra viene dimezzata (con un minimo del 10%) per determinare il dazio da imporre.
Questa formula spiega le tariffe differenziate imposte ai principali partner commerciali: Cina (34%), Giappone (24%) e UE (20%).
L'analisi di Coface evidenzia un impatto asimmetrico sull'economia globale, incrociando l'aumento dei dazi con la quota di esportazioni verso gli USA in percentuale del PIL.
I paesi più vulnerabili sono quelli asiatici:
- Vietnam (esportazioni USA/PIL: 29%);
- Cambogia (26%);
- Taiwan (12%);
- Malesia (11%);
- Thailandia (9%).
Queste economie sono particolarmente esposte e soggette a dazi tra il 35% e il 42%. Anche diverse economie africane subiranno forti ripercussioni, con il Lesotho che affronterà dazi al 50%. Nell'Unione Europea, i paesi più a rischio includono Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Germania (5,2% del PIL esposto), Austria e Italia.
L'economia statunitense, già in rallentamento, potrebbe subire ulteriori contraccolpi. I dati del primo trimestre 2025 mostrano un rallentamento dei consumi delle famiglie, mentre il deficit commerciale ha registrato un forte aumento. Nel 2024, le importazioni totali USA hanno generato un deficit commerciale record di 1,2 trilioni di dollari.
Si stima che i nuovi dazi potrebbero generare entrate fiscali per 88-100 miliardi di dollari annui, ma a un costo significativo per l'economia. Le simulazioni indicano che l'aumento tariffario potrebbe aggiungere circa 2 punti percentuali all'inflazione statunitense nel 2025.
La guerra commerciale sta già generando effetti inattesi. L'India Cellular & Electronics Association ha accolto con favore i dazi, poiché i concorrenti vietnamiti e cinesi affronteranno tariffe superiori. Si profila inoltre una riconfigurazione del commercio globale.
Cresce anche il rischio di ritorsioni. L'UE potrebbe attivare il suo nuovo Strumento Anti-Coercizione, mentre Giappone, Corea del Sud e Cina hanno già annunciato una risposta coordinata.
Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa di Coface, ha commentato: "L'impatto dei dazi reciproci annunciati da Trump rappresenta un cambiamento radicale nel panorama commerciale globale, con implicazioni che vanno ben oltre il breve termine".
Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia, ha sottolineato: "Queste misure protezionistiche rappresentano una svolta drammatica nelle politiche commerciali globali, con ripercussioni potenzialmente dirompenti sulle catene di valore internazionali".