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16/04/2025

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Dazi shock di Trump: Impatto e rischi per il commercio globale

(Coface): l'imposizione di dazi "reciproci" da parte degli Stati Uniti segna una svolta protezionistica senza precedenti e mette a rischio l'economia

Il 2 aprile, l'amministrazione Trump ha annunciato un aumento drastico dei dazi su tutti i partner commerciali, con un minimo del 10% per tutti i paesi e percentuali superiori per alcuni. Questa mossa, definita da alcuni come "Liberation Day", rappresenta uno shock per il sistema commerciale globale del dopoguerra.
I dazi "reciproci", entrati in vigore il 5 aprile, segnano un'escalation della politica commerciale statunitense, superando le aspettative. Partner commerciali come la Cina (34%), l'Unione Europea (20%) e il Giappone (24%) affronteranno dazi ancora più elevati a partire dal 9 aprile. Messico e Canada sono tra i pochi paesi esentati, grazie all'accordo USMCA. L'esenzione si applica anche all'energia e ai minerali non disponibili internamente, e ai settori già soggetti a tariffe specifiche.
Secondo gli economisti, l'aumento porterebbe l'aliquota effettiva media dei dazi al 26,2%, il livello più alto da oltre un secolo. Questo rappresenta il cambiamento più drastico dallo Smoot-Hawley Act del 1930.


Queste misure rappresentano una rottura con gli accordi commerciali multilaterali e rischiano di innescare una spirale di protezionismo. Inoltre, indeboliscono le catene di approvvigionamento e aumentano l'incertezza per le imprese.
Le economie asiatiche, come Vietnam, Cambogia, Taiwan, Malesia e Thailandia, saranno le più colpite, con esportazioni pesantemente tassate. Anche alcune economie africane e centroamericane ne risentiranno, sebbene in misura minore. Tra le principali economie, Corea del Sud, Giappone, Cina e India saranno duramente colpite. Tutti gli stati membri dell'UE dovranno fronteggiare dazi del 20%, con Germania e Italia particolarmente esposte.
L'Unione Europea e la Cina hanno già manifestato la volontà di reagire tassando i prodotti importati dagli Stati Uniti. L'UE potrebbe persino ricorrere al suo nuovo "strumento anticoercizione." A medio termine, gli esportatori asiatici dovranno cercare nuove opportunità, intensificando la concorrenza in altri mercati, in particolare l'Europa.


I dazi colpiranno un'economia statunitense già in difficoltà, con consumi delle famiglie stagnanti. L'aumento dei costi potrebbe portare a un ripensamento delle decisioni di investimento delle imprese e di acquisto dei consumatori. L'impatto sull'inflazione, prevista in media al 2,8% nel 2025, sarà attentamente monitorato. Alcune stime indicano che i dazi potrebbero aggiungere fino a 2 punti percentuali all'inflazione di quest'anno, complicando il compito della Federal Reserve.
Gli obiettivi dell'amministrazione Trump (riequilibrare gli scambi, rilocalizzare la produzione, generare entrate fiscali e creare una leva negoziale) potrebbero non essere raggiunti attraverso i dazi. I deficit commerciali dipendono principalmente da fattori macroeconomici, non dagli oneri sulle importazioni. Nel 2024, i dazi doganali hanno generato circa 88 miliardi di dollari, pari all'1,5% delle entrate federali totali. L'imposizione generalizzata di dazi può incoraggiare i partner commerciali a coordinare le loro risposte, indebolendo la posizione negoziale degli Stati Uniti.


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