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09/04/2025

economia

AIFI: boom del private capital italiano, tra crescita e specializzazione

Cipolletta (AIFI): l'associazione registra un aumento dei soci e del portafoglio, con investimenti in quasi 2.400 società

Il mercato del private capital in Italia è in forte espansione, come evidenziato nel Convegno annuale AIFI tenutosi presso Assolombarda, con il contributo di KPMG. Il numero di soci AIFI ha raggiunto quota 183 nel 2024, riflettendo una varietà di soggetti per dimensioni e attività.
Parallelamente, il portafoglio del private equity e venture capital comprende quasi 2.400 società, mentre il private debt ha investito in oltre 600 aziende negli ultimi cinque anni. Questo ecosistema genera occupazione per oltre 850.000 dipendenti.
"La raccolta di capitali e gli investitori istituzionali sono cambiati nel tempo, mentre a livello internazionale, quelli tradizionali hanno incrementato il peso degli asset alternativi nel proprio portafoglio, e al loro fianco sta ricoprendo un ruolo sempre più importante la ricchezza privata come asset manager e family office, in Italia la raccolta rimane la parte più complicata dell'attività, anche se ci sono alcuni segnali confortanti e le performance del mercato risultano molto positive", ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI.


In Italia si registra una crescente specializzazione settoriale, con 24 operatori di private equity e venture capital focalizzati su tematiche specifiche, tra cui la tecnologia (per la metà di essi). Inoltre, 15 operatori hanno ampliato la loro offerta di asset class, configurandosi come piattaforme multi-asset.
A livello internazionale, i fondi di private equity stanno diventando sempre più grandi. I cinque fondi più importanti nel periodo 2022-2024 hanno raccolto oltre 100 miliardi di euro. Molti gestori di private capital, soprattutto di origine americana, gestiscono asset superiori a 100 miliardi di dollari. In Italia, gli operatori sono generalmente più piccoli, con oltre la metà che gestisce meno di 200 milioni di euro.
"Nel 2024, a livello globale, inflazione e tassi d'interesse sono diminuiti, creando condizioni più favorevoli al mercato M&A - commenta Stefano Cervo, Partner KPMG, Head of Private Equity. Nel Private Equity i valori degli investimenti e degli exit sono aumentati e sono tornati i mega-deals. Gli exit restano comunque ai livelli più bassi del decennio, creando pressioni sulle distribuzioni agli investitori. Nonostante l'attuale incertezza macroeconomica e geopolitica, la liquidità disponibile ed il numero di asset in portafoglio degli operatori che dovrà arrivare sul mercato ci rendono moderatamente ottimisti anche per il 2025".


I private equity italiani si concentrano su operazioni più piccole, con una media di 16 milioni di euro, rivolte a PMI, spesso a conduzione familiare, che necessitano di crescita e internazionalizzazione. Gli operatori internazionali, invece, investono capitali più consistenti, con una media di 55 milioni di euro, in aziende più strutturate. Tra questi, i soggetti americani investono mediamente 104 milioni di euro, mentre quelli anglosassoni 84 milioni di euro. I francesi, con un taglio medio di 32 milioni di euro, sono orientati principalmente al mid-market. Le operazioni di venture capital hanno una dimensione media di due milioni di euro, mentre quelle in infrastrutture raggiungono una media di 175 milioni di euro. Nel private debt, l'investimento medio degli operatori domestici è di otto milioni di euro, contro i 40 milioni degli internazionali.
Anna Gervasoni, direttore generale AIFI, ha sottolineato come "Questa eterogeneità sia a livello di tipologia di attività sia di dimensione degli interventi realizzati è fondamentale per coprire le diverse esigenze che caratterizzano il tessuto industriale italiano".


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